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VAJRA |
Pleroma |
autoprod. |
2012 |
USA |
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“Vajra” è il nome del progetto musicale creato dalla cantante e polistrumentista statunitense Annamaria Pinna (dalle chiare origini italiane) a seguito di quello che lei ha definito un “esilio autoimposto” in India. Dotata di una condizione neurologica chiamata “sinestesia” (fenomeno sia sensoriale che percettivo, in cui le due fasi prima elencate si mescolano a vicenda), Annamaria inizia a suonare il violino a sei anni, il flauto a nove e a dieci diventa autrice della sua prima composizione. Durante il conseguimento degli studi al prestigioso conservatorio di Juilliard, si convince che dietro la creatività vi è una vera e propria Entità divina. Da qui prende il via una esistenza volta alla ricerca spirituale e a tutta la simbologia ad essa correlata (come ben dimostra la copertina dell’album). Tutto questo primo lavoro è incentrato sull’esplorazione del concetto del paradosso nelle sue varie estrinsecazioni (est-ovest, femminile-maschile, ecc…). Un paradosso di contrapposizioni che, volendo, si articola anche nel binomio Vajra-Pleroma. Il primo termine, infatti, legato ad una complessa trama mitologica, in sanscrito indica sia il fulmine che il diamante, il cui significato profondo è rappresentato dall’oggetto raffigurato anche sul dischetto ottico, adottato nell’induismo e nel buddhismo tibetano (in particolar modo nei rituali tantrici); ad esso si collega il concetto del Vuoto, cioè la natura stessa dell’Illuminazione, potente come il fulmine ed indistruttibile come il diamante. La seconda parola, invece, in greco significa Pienezza e si riferisce ai poteri di Dio nella sua totalità, venendo adottato sia in campo cristiano che (soprattutto) in quello gnostico. Con la collaborazione di musicisti come il batterista Blake Flemming (ex The Mars Volta), il bassista Doug Wright (The Dirty Pearls), il chitarrista Will Dahl (ex Harley’s War) e del percussionista Tabla Jon (suonatore di tabla, ovviamente), il sound diventa pieno, saturo, gotico ed ipnotico, a volte al limite del mantra. Emblema di tutto ciò è l’iniziale “Inside The Flame”, primo singolo della band. Ma in questo come nell’episodio successivo, “Almost One”, un ruolo basilare viene svolto dalle quattro corde di Wright, determinante per dare incisività e risalto ad una struttura che pur essendo ripetitiva mostra delle sfumature che non la rendono noiosa. Alcuni critici hanno descritto la musica dei Vajra come una versione alt-rock dei Dead Can Dance; in effetti i contenuti di questo esordio sarebbero potuti essere pubblicati negli anni ’80, ma per fortuna produzione e masterizzazione, affidate rispettivamente a Sylvia Massy e Tom Baker, suonano assolutamente contemporanee. Niente suoni piatti e/o plastificati, quindi, portando alla mente il progetto Ambeon di Arjen Lucassen e Astrid van der Veen in una versione decisamente più robusta. In questo senso sono da apprezzare “Blind” ed “Intuition”, in cui compaiono rispettivamente sitar e fiati (tutto campionato?) a dare colore. “Erode The Will” è ancora goth-rock, mentre “3.14” ha un incedere che grazie all’uso vocale punta all’ascesa sonora, ricordando anche certe cose più sperimentali della nostrana Elisa. Diciamo, però, che dopo un po’, visti i ritmi molto uniformi, potrebbe subentrare stanchezza nell’ascoltatore; un’attenzione che comunque deve rimanere vigile per ascoltare brani come “See Through You” e soprattutto la conclusiva “The Apple”, che (ancora una volta) grazie al buono lavoro di Wright si rivela il punto più alto di “Pleroma”. La tendenza è quella di andare nel territorio della psichedelia, pur mantenendo una struttura gotica. Le tastiere di Annamaria, spesso impastate con la chitarra, donano un senso di “altro” inteso come viaggio verso differenti realtà, pur rimanendo con i piedi per terra; la voce stessa, inoltre, sembra a volte andare all’unisono con le note strumentali poste in secondo piano. Intenso il finale. Conclusione: Annamaria ha un suo talento e si è circondata di strumentisti capaci di assecondarlo con tanta discrezione quanto tanta professionalità. Dal prossimo lavoro sarebbe comunque il caso di andare già oltre, di evolversi in fretta, come del resto la filosofia a cui guarda la nostra musicista suggerirebbe. Magari, concedendo qualcosa in più in fase solista. “Pleroma” non è quel caso musicale “clamoroso” che certi magazine americani hanno sbandierato, ma forse da quelle parti l’audience è facilmente suggestionabile e quindi… Si tratta comunque di un lavoro creativo e pertanto merita attenzione. Un’ultima curiosità: l’album è stato pubblicato il 21.06.2012, cioè per il solstizio d’estate.
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Michele Merenda
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