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HOUSE OF NOT |
The walkabout of A. Nexter Niode part 3 – On the madness of crowds |
Freakstreet Productions |
2012 |
CAN |
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I canadesi House of Not tornano con la terza parte del concept su A. Nexter Niode, storia complessa che parla di un personaggio il quale parte alla ricerca di risposte, imbattendosi poi in tutta una serie di incontri dai quali scaturiranno situazioni che stravolgeranno la sua vita. Questa “rock odissey”, così definita dagli autori stessi, è composta complessivamente da cinque album. Nelle intenzioni, il quarto ed il quinto capitolo dovrebbero essere pubblicati contemporaneamente tra circa due anni. Esattamente come nelle precedenti uscite, in questo ambizioso progetto la produzione dei brani è curata in ogni dettaglio, conferendo al suono corposità ed eleganza. Se con la prima parte ci si rifaceva, almeno nell’attitudine, a qualcosa di simile ai Pink Floyd di “The wall”, “The final cut” e persino di “A momentary leapse of reason”, già nella seconda si cambiava registro anche in vista delle tematiche maggiormente “passionali”, accentuando le connotazioni classicamente rock. Con questo terzo tassello, oltre a salire gradatamente di minutaggio (65 minuti), i riferimenti ad un certo tipo di “rock adulto” americano si fanno ancora più evidenti. “Running with the crowd” sa parecchio di pomp-rock, con delle strofe ammiccanti ed un ritornello da “duri dal cuore tenero”, impreziosito dai tanti turnisti che dimostrano ancora una volta la massima professionalità. In questo caso è il pianoforte in secondo piano di Mark Camilleri a fare la differenza, in altri brani come “Was it as good for you?”, ad esempio, è invece la female-voice di Dee Brown. In certe parti addirittura, chissà poi perché, si ha la lieve sensazione che in qualche modo si guardi pure ai Supertramp (da sentire “Hope” ma anche la stessa “Running…”). Se vogliamo individuare un difettuccio, forse, questo sarebbe da ricercare nella sensazione di frammentarietà che spesso danno le canzoni; ognuna di esse è suonata al meglio, ma ogni volta sembra finire di colpo, non ricreando quel senso di continuità che invece dovrebbe dare un concept. Per contrasto, questo viene evidenziato bene nella già citata “Was it…” che sfocia nella seguente “The death of Silk”, l’apice drammatico delle due canzoni, come cioè sarebbe dovuto accadere anche nelle altre tracce. Il punto più alto viene probabilmente raggiunto in “Key of G”, un pezzo che davvero riporta alla mente le parti migliori di “The Wall”… senza però entrarci nulla! In questo caso gli House of Not, pur facendo qualcosa di diverso, ricreano il pathos dei momenti più alti del controverso concept dei ’Floyd, con un assolo di Ken “Smog” O’ Gorman che ti prende maledettamente dentro e ti fa venire voglia di risentirlo ancora una volta. Ed alla fine, last but not least, occorre rimarcare la voce di Brian Erikson per tutto l’album, bella ed espressiva davvero, capace di toccare livelli di alto rilievo. Potere delle incisioni in studio? Forse, ma è anche per questo che il progetto andrebbe sentito dal vivo, banco di prova per ogni musicista e/o strumentista. Ma pare che per il futuro siano previste anche delle pubblicazioni live, quindi staremo a vedere. Intanto sentitevi pure questa terza parte; come detto c’è tanta musica che è più vicina ad un certo modo di fare rock hardeggiante e allo stesso tempo romantico, ma per la forma in cui viene proposto è da inserire in qualche modo anche nel versante progressivo del genere. E comunque, a parte qualsiasi discussione, si tratta di buona musica! Tanto dovrebbe bastare. P.S.: accettate l’invito sul retro del CD ed entrate nel loro sito, scoprirete parecchie cose interessanti… Magari incontrerete pure quel personaggio misterioso che è The Piper, il Pifferaio, che ammanta tutto il lavoro della sua magica ed arcana presenza.
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Michele Merenda
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