Il progressive giapponese, a dispetto della sua elevata qualità, è sempre stato trascurato da noi europei. L'origine di questa grave mancanza è da imputare soprattutto alla scarsa reperibilità delle opere che, quando disponibili, raggiungono cifre non indifferenti. I Gerard rappresentano all'interno della scena giapponese uno dei gruppi storici che, assieme a pochi altri, è riuscito a raggiungere in qualche modo il pubblico occidentale. E' infatti del 1984 il primo ricordo che ho di questa band: mentre sfogliavo un numero della fanzine francese Harmonie, ebbi l'occasione di leggere la recensione il primo loro lavoro omonimo che mi incuriosì non poco. Solo dopo alcuni anni di vani tentativi, riuscii ad entrare in possesso di questo LP: la lunga ricerca non fu certo inutile. Quale amante del progressive molto tecnico principalmente basato su suoni dei '70s, ho provato un piacere immenso nell'ascoltare questa ottima band che, badate bene, non si preclude affatto,la possibilità di esplorare dimensioni sonore e melodiche più moderne. EL&P, Genesis ed esperienze rock più tirate sullo stile degli Uriah Heep, sono i punti cardinali sui quali la corazzata Gerard, ha orientale le proprie rotte esplorative, all'interno del mondo progressivo. In questo "Pendulum" possiamo trovare, oltre a due brani ("Empty He, empty dream" e "Orpheus") già proposti su altri lavori, qui rieseguiti e riarrangiati, quattro nuove realizzazioni capaci di rinnovare la nostra ammirazione per questa band. Osservando il gruppo da un ottica oggettiva e imparziale, dobbiamo con rammarico evidenziare che a volte l'esecuzione, finisce per assumere il gusto dell'autocompiacimento tecnico fine e se stesso. Purtroppo, quando dietro le tastiere troviamo il funambolico Toshio Egawa (già nei Novela, Bi Kyo Ran e Scheherazade), dobbiamo rinunciare alla pretesa che questi limiti il suo logorroico flusso sonoro, oramai proverbiale.