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SIDONY BOX |
Rules |
Ex Tension Records |
2012 |
FRA |
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Non si finisce per caso ad essere distribuiti dalla Seventh Records (per i più distratti, si tratta della casa discografica dei Magma). C’è quindi da aspettarsi tanto dal terzo album del trio francese Sidony Box, formato dal chitarrista Manuel Adnot, dal batterista Arthur Narcy e dal sassofonista Elie Dalibert. Già la line-up si mostra molto peculiare, considerando l’assenza del basso. Aggiungiamoci che la band suona spesso in maniera frenetica, completamente in libertà, senza limiti di velocità e di confini, lasciando ampio spazio all’improvvisazione e proponendo un album strumentale di poco più di un’ora, contenente nove composizioni. Tutti questi elementi fanno immediatamente comprendere la direzione (o forse sarebbe meglio dire “le direzioni”) in cui si muovono i Sidony Box. D’altronde, se qualcuno avesse dubbi, è lo stesso Adnot a dissiparli affermando che in questo CD “tutti gli stili musicali sono suonati al loro parossismo: free jazz, pop, hardcore, elettronica, post-rock… E’ quello che volevamo quando ci siamo formati” . La title-track apre il CD con ritmi serrati e sax e chitarra che si intrecciano ruvidamente, con dissonanze continue ed una propensione verso un jazz-rock energico e stracolmo di avanguardia. E’ un vero e proprio cazzotto nello stomaco che sicuramente stenderebbe all'istante chi non è troppo avvezzo a questo tipo di sound. Non tutto l’album si presenta così duro e complesso: ci sono, infatti, brani in cui si avverte uno spirito diverso, come i ricami jazzati su atmosfere ossessive e stravaganti di “Girafe” (e quella chitarra in lontananza che sa tanto di Maestro Fripp…), l’aura di mistero che permea “Nocturnum”, persino le melodie abbastanza dirette guidate dal sax di “Electric love”. Ad ogni modo il diverso background dei tre musicisti e le svariate loro influenze fanno venire fuori una bomba esplosiva capace di deflagrazioni sonore che fanno saltare da Zorn al metal, dalle distorsioni derivanti dalle esperienze dei Sonic Youth alle inevitabili inclinazioni di jazz elettrico davisiano, da estremismi noise ad attimi di respiro in cui si può rifiatare dopo l’apnea a cui l’ascolto costringe. Asciutti ed essenziali con il limitato parco strumenti, i Sidony Box sanno essere caotici, devastanti e travolgenti con la loro musica. Non certo per tutti, ma per i seguaci delle scene avanguardistiche album come “Rules” sono come il miele per le api.
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Peppe Di Spirito
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