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KRZAK EXPERIENCE |
Krzak experience |
Metal Mind Productions |
2013 |
POL |
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Progetto dalla storia complessa, sorto dai “resti” della blues/jazz-rock band della città di Katowice che rispondeva semplicemente al nome di Krzak (in polacco significa “cespuglio”, ma si tratta anche del nome di un paese dell’entroterra situato nel sud-est), nato alla fine del 1972. Dopo aver vinto il primo premio in un concorso musicale nella regione della Slesia, l’anno seguente il gruppo sospende la propria attività ed i musicisti si impegnano con il celeberrimo connazionale Czesław Niemen per il suo “Wiki”, ulteriore testimonianza della loro abilità strumentale. Ai primi d’agosto del ’75, il violinista John Błędowski riforma il gruppo con nuovi elementi, tra cui il chitarrista Lezsek Winder. Si mettono in luce soprattutto in concerto, esprimendo una proposta completamente strumentale e altamente energica; un blues su cui si muove continuamente il violino del leader, raccogliendo consensi in patria e all’estero (Germania e Cecoslovacchia). Vincono la nomination come artisti più popolari nel rock polacco ed il debutto “Blues rock band” concepito nel 1979 vince a sua volta il disco d’oro, bissato dall’EP “Coffee Blues” del 1982. Durante lo stesso anno Błędowski lascia per altre realtà musicali ed il gruppo si amplia anche a sette elementi. Inizia un periodo sperimentale, che si interromperà nel 1983 a causa della morte del suonatore d’arpa Richard Skibinski. Un silenzio di circa 18 anni, ripreso nuovamente con Błędowski in formazione e poi ancora interrotto nel 2003 a causa di un nuovo lutto, stavolta il bassista co-fondatore George Kawalec. Nel frattempo, tante pubblicazione live e poi una nuova ripresa sotto la Metal Mind Records, che ristampa anche dei titoli con diverse bonus. Durante gli ultimi dieci anni John Błędowski pensa spesso alla possibilità di creare qualcosa che possa risultare unico: unire le partiture di violino e chitarra tipiche dei Krzak con potenti riff metallici. È la label stessa a suggerire i connazionali Sepsis per tentare l’esperimento. Vengono così reclutati tre quarti della metal band, che assieme allo storico violinista e al chitarrista Lezsek Winder danno vita ai Krzak Experience, realtà strumentale che in alcuni casi riprende anche vecchi brani del gruppo madre e li trasforma in esecuzioni “metalliche” con tanto di violino. La musica vorrebbe toccare in particolar modo i fan degli Apocalyptica, noti soprattutto per aver traslato con quattro violoncelli la musica dei thrashers Metallica. Sembra che Dominik Durlik, chitarrista dei Sepsis, abbia avuto una parte considerevole nell’impostazione dei brani; l’iniziale “Krzak”, pezzo tradizionale della Slesia riarrangiato, è una bella botta che incuriosisce, così come le seguenti “Oriental Xes” e “Blue Thinder”, che nonostante tutto presentano pure delle atmosfere interessanti. Anche la riproposizione della vecchia “Czakus” è da sentire, ma probabilmente la fortuna dei brani d’apertura sta soprattutto nell’essere riusciti a ricreare degli assoli trascinanti sullo stile (facendo sempre le debite proporzioni) del primo Joe Satriani. Poi, però, questo “macinare” continuo inizia a stancare. Ed in certi casi anche ad irritare. Si dice che i dieci brani piaceranno agli amanti di Fear Factoy e Testament, ma anche a chi apprezza il blues… Potrebbe essere vero sulla carta, ma in pratica, spesso e volentieri, chi adora le band di cui sopra non ha molta attenzione per quelle che sono le radici stesse (salvo alcune fortunate eccezioni) e, di contro, chi è attaccato alle origini spesso stenta ad avvicinarsi ai “rumorismi” tecnologici di fine/inizio millennio. Insomma, che i protagonisti coinvolti siano bravi non lo si scopre di certo con questo lavoro, ma la proposta dopo un po’ stufa, almeno rimanendo ai parametri di un certo tipo di audience. Chi invece ascolta un determinato settore del metal tendente all’estremo e di colpo decide di voler riscoprire le basi (a volte succede), sentendo i Krzak Experience potrebbe anche rendersi conto che esiste qualcosa dal forte groove, con un sapore diverso, capace di trascinare. Da lì, partirebbe l’inizio di un cammino a ritroso verso qualcos’altro…
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Michele Merenda
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