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CRAYON PHASE |
Within my recollection |
3HundRecords |
2013 |
GER |
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Convergono in questo esordio discografico vari rappresentanti del new prog teutonico fra i quali spiccano Frank Wendel (voce solista e tastiere), con trascorsi in gruppi come Lothlorien, Kampai, Kaleido e Sabatronic Fuzz, e Wolfgang Bähr (chitarra), proveniente dagli InVertigo. Si aggiungono poi Arne Gröschel alla batteria, Frank Brommer alle tastiere e Peter Damm al basso che vantano a loro volta esperienze in altri gruppi prog minori. Pare che questo progetto girasse nell’aria già dal 2008, grazie soprattutto alle idee di Frank Wendel, anche se è giunto a maturazione completa solo ora con il raggiungimento di una line-up completa. Direi che queste sono tutte premesse positive per poter ascoltare un bel dischetto di prog melodico, se non proprio originale, almeno realizzato a puntino. Musicalmente la proposta non si allontana troppo dai già citati InVertigo, anche se in questo caso vengono scelte sonorità più vintage, soprattutto a livello tastieristico, con un piacevole retrogusto crauto anni Ottanta. In effetti posso dire che se c’è qualcuno che ha lavorato bene qui dentro è proprio Brommer, realizzando arrangiamenti interessanti e tappeti tastieristici di grande impatto, seppure il suo sia un compito discreto e privo di ogni mania di protagonismo. Molto belle e ricche sono ad esempio le sequenze che troviamo nell’arco dei quindici minuti di “Low Feather”, con scambi interessanti anche con la chitarra di Wolfgang, o nell’altrettanto lunga traccia conclusiva “Moments”. A questo punto però scommetto che, dal mio prenderla un po’ alla larga, vi starete già chiedendo dove sia nascosta la fregatura… E avete ragione, qualcosa di storto c’è eccome! Infatti la performance vocale di Wendel è così disturbante da compromettere totalmente la riuscita di un album potenzialmente piacevole. Il suo timbro non è per nulla gradevole e oltretutto la sua ugola è uno strumento scordato che non ne azzecca una. Purtroppo questo album, che pure possiede atmosfere epiche e all’occorrenza decisamente sinfoniche e romantiche, è molto incentrato sul cantato e la conseguenza di tutto questo è il fallimento inesorabile del progetto. Capisco bene che la paternità di questi Crayon Phase è ascrivibile soprattutto a Wendel ma il nostro amico non è stato evidentemente così autocritico e lungimirante dal rinunciare al suo ruolo di lead vocalist. Con tutte le esperienze che vanta nel suo curriculum scommetto che sarebbe stato facile individuare una voce che potesse valorizzare al meglio la sua musica. Persino in un pezzo di atmosfera come “No Attention”, dal grazioso impianto melodico, riesce a rovinare tutto e in “Running” ha persino il cattivo gusto di filtrare la sua voce; in “Cameo Role”, che proprio a causa sua non decolla come dovrebbe, si inventa anche qualche altro effetto, per fortuna per un brevissimo tratto. Neanche un ottimo logopedista riuscirebbe ad educarlo, ne sono convinta. Ma basta piangere sul latte versato, la frittata ormai è fatta e, visto che concentrarsi sugli aspetti positivi del disco rimane un po’ difficile per i motivi che ho abbondantemente spiegato, il suggerimento è di correre ai ripari nel prossimo futuro con scelte più opportune ed il resto verrà da sé, visto che gli spartiti, nella loro semplicità, non sono male.
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Jessica Attene
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