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THE BLACK Apocalypsis Black Widow 1996 ITA

Sgombriamo subito il campo da possibili fraintendimenti, e quindi affermiamo che "Apocalypsis" è, con buona probabilità, il top di quanto sin qui concepito dal musicista-pittore-studioso pescarese Mario "THE BLACK" Di Donato. Detto questo, la considerazione che sorge spontanea, in antitesi con quanto propugnato da ben noti giornalai Soloni, i quali evidentemente hanno molto a cuore i propri interessi, è che un certo tipo di heavy metal classico ha davvero fatto il suo tempo. Se, poi, il grange o il prog metal rappresentino oggi un'evoluzione o una squallida operazione trendista, questo giudicatelo voi; in ogni caso s'impone un rinnovamento dei moduli prettamente eighties-oriented.
Mera rifinitura od un gioco effettistico, come era avvenuto nel disco precedente, invero un po' embrionale da questo La metamorfosi di THE BLACK, iniziata col penultimo album, "Refugium Peccatorum", prosegue speditamente in "Apocalypsis" lungo un percorso forse consigliato dagli amici della Black Widow, ma che l'intelligente Di Donato ha saputo affrontare con maestria e, aggiungerei, anche con umiltà. "Apocalypsis" è un concept dalle tematiche fortemente escatologiche, innestate in una musica ben congegnata che ci fa precipitare in un clima da disastro imminente. Alla realizzazione di tali incubiche atmosfere concorrono in buona misura anche le tastiere, il cui ruolo è qui ragionato, convinto e dunque parte integrante del progetto, non una mera rifinitura od un gioco effettistico come era avvenuto nel disco precedente, invero un po' embrionale da questo punto di vista. L'evidente conferma di tutto ciò si ha nella trilogia di pezzi dedicata ai Sette Angeli, la cui sinfonica marzialità è appunto data dalle trame on keyboards; esse, insieme alla decadente rabbia espressa dalla chitarra, fungono da base ideale per la declamazione di lugubri profezie. Ed è appunto azzeccata, nel corso dell'opera, la scelta di recitare i testi più che di cantarli, aumentando così un perenne stato di tensione emotiva. I Black Sabbath di "Heaven And Hell" affiorano in "Guerra in cielo", ma è da ammirare il tentativo di complicazione in senso prog, che riesce poi al meglio ne "La Bestia Che Sale Dalla Terra", con un riff per organo e chitarra davvero ben strutturato e trascinante che ci riporta alla mente i Warlord più aggressivi, a cui seguono delle maligne vocine e un cupo vocione che sembrano vomitati dalla bocca di qualche profondo inferno. Ho invece scorto reminiscenze dei Judas Priest del primo e medio periodo nella degna title-track, forte anche di un'elaborazione melodica più varia ed originale rispetto allo standard; all'altezza, anzi, dei gruppi italiani degli anni 70. E' ancora da ascrivere all'ambito heavy o piuttosto a quello prog, dunque, il dark di THE BLACK? Ma forse non è interessante rispondere a questa domanda; giova piuttosto rimarcare come Di Donato non si sia incagliato nelle prevedibili secche creative in cui si sono arenati molti dinosauri metal (due nomi su tutti: Iron Maiden e Manowar), capaci solo di offrirci, negli ultimi tempi, lavori paurosamente inutili.

 

Francesco Fabbri

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