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THE ARCHESTRA |
Arches |
Soleil Mutant |
2013 |
BLR |
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Negli ultimi anni, un po’ a sorpresa, sembra che ci sia un rinnovato interesse verso quel ramo del progressive maggiormente legato al R.I.O. e alle avanguardie. L’attività di alcune case discografiche, unita al numero crescente di band che puntano su sperimentazione, partiture complesse e quello che viene denominato “chamber rock” ha fatto sì che anche in Italia (trascinati dagli Yugen?) un filone mai trattato con sufficiente attenzione sia tornato alla ribalta delle cronache. Tra le band che si sono fatte maggiormente apprezzare dai fanatici del settore ci sono senza dubbio i bielorussi Rational Diet. Chi ha seguito un po’ gli sviluppi dell’attività di questa formazione, sa bene che poco tempo dopo la realizzazione dell’album “On phenomena and existences” fu annunciato lo scioglimento. Fortunatamente per gli appassionati, la divisione in due tronconi dei musicisti ha portato alla nascita di due nuovi gruppi, i Five Storey Ensemble e gli Archestra ed entrambi hanno pubblicato un album nel 2013. Ci occupiamo ora di quello degli Archestra, che, tra l’altro, segna il debutto ufficiale della nuova “costola” della label francese Soleil Zeuhl, denominata Soleil Mutant, che promuoverà proprio i gruppi maggiormente vicini al R.I.O. moderno. Gli Archestra seguono ancora più dei Five Storey Ensemble il percorso tracciato dai Rational Diet. La musica è complessa e arrangiata alla grande, con ampissimo utilizzo di violino, violoncello, fagotto, piano che accentuano i legami con la musica da camera. Altra caratteristica in notevole evidenza è la voce di Nadia Krysta, davvero particolare e indefinibile. Sa essere suadente e sfuggente allo stesso tempo; si lancia in acuti dilanianti e in altre occasioni sembra un flebile sussurro… La veste rock, invece, si vede soprattutto con una sezione ritmica che dimostra di aver appreso al meglio gli insegnamenti di Daniel Denis e dei suoi Univers Zero (mentre la chitarra elettrica compare solo in alcune tracce). Se l’influenza della celebre band belga è spesso evidente, bisogna anche dire che gli Archestra evitano di avvicinarsi a sonorità eccessivamente dark. Certo non sono proprio degli allegroni, ma riescono a svincolarsi da percorsi troppo tenebrosi attraverso un R.I.O. dal forte rigore formale, carico di personalità, visionario, in alcuni casi complesso fino all’esagerazione tra dissonanze e poliritmi, in altri più marziale e dinamico, sperimentale come potevano essere certi estremismi degli Henry Cow. Non vorrei, però, che certi paragoni facessero pensare a qualcosa di troppo simile ai classici del genere. Qui c’è tanta originalità e c’è anche spazio per aperture verso la musica colta dell’Est Europa; ma soprattutto siamo al cospetto di musicisti incredibilmente preparati ed in perfetta sintonia, al punto che quella che dovrebbe suonare come piccola orchestra a volte sembra davvero una grande orchestra… Dodici i brani presenti nel cd, spesso brevissimi, ma anche quelli dal minutaggio contenuto e con un minor numero di strumenti all’esecuzione mostrano uno spirito di ricerca ed una cifra stilistica impressionanti. Inutile dirlo, si tratta di una proposta destinata ad una cerchia ben precisa di appassionati, non di certo quelli che vogliono sempre e comunque melodia e romanticismo… Ma per questi temerari amanti del difficile, orfani dei Rational Diet, l’arrivo degli Archestra è una vera manna dal cielo.
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Peppe Di Spirito
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