|
GUNNELPUMPERS |
Montana fix |
Spiritflake Music |
2013 |
USA |
|
Il basso è spesso considerato, a torto, uno strumento “secondario” specialmente per quanto riguarda lo sviluppo armonico dei brani. Poche sono le band che l’abbiano saputo valorizzare a dovere dandogli la giusta rilevanza. Sicuramente tra queste pochi troviamo molti gruppi progressive come King Crimson, Yes, EL&P, ecc. Detto ciò, a tutto c’è un limite: utilizzare tre differenti bassisti, in alcuni casi anche quattro, mi sembra una rivincita troppo esasperata che sa più di provocazione che di effettiva esigenza. E’ questo il caso dei simpatici Gunnelpumpers da Chicago che tra le loro fila vantano appunto tre bassisti di ruolo ed ogni loro brano è appunto caratterizzato dal sovrautilizzo di questo strumento. Non contenti della loro sezione ritmica, nella band sono presenti anche un batterista e due percussionisti. “Vessato”, si fa per dire, e in minoranza, completa la band un povero chitarrista. La strumentazione comunque non si limita ai vari “bassi”, batterie, percussioni e chitarre, ma troviamo un ampio utilizzo di strumenti a fiato. Esagerazione a parte, è chiaro immediatamente che la band americana voglia volutamente stupire, incurante di ogni regola prestabilita, e la sua musica non fa altro che rispecchiare questo spirto anarchico e un po’ freakettone. I 19 pezzi di “Montana Fix”, quarto album dei Gunnelpumpers, sono spesso sviluppati su strutture modali con pochi accordi e a diversi strati , tutti registrati senza sovra incisioni in due giorni di registrazioni. La musica fluisce volutamente allo stato grezzo in un miscuglio di avant jazz, rock, psichedelia, krautrock e corpose ispirazioni etniche. Non deve quindi sorprendere se tra le prime band che mi sono venute in mente ci siano gli Agitation Free, seppur la band di Chicago non riesce mai ad averne la stessa forza evocativa. In altri frangenti possono tornarci invece alla mente i King Crimson più sperimentali, ad esempio quelli di “Thrackattack”, e non solo per il sovradimensionamento della sezione ritmica. Tuttavia, riferimenti a parte, i Gunnelpumpers riescono sicuramente ad avere un loro sound personale, ma è spesso questo loro chiodo fisso nel cercare l’originalità che li penalizza. L’album è estremamente disomogeneo e alle volte inconcludente. Possiamo anche sorvolare sulla canzone (breve) suonata con le bottiglie della birra, che all’interno di un album di 19 canzoni ci può tranquillamente stare come simpatico cazzeggio, ma è il disco tutto che nel suo insieme raramente decolla. Pur essendo chiaro l’obiettivo di stupire, di volere essere diversi, il disco risulta abbastanza monocordo e piatto. Non mancano però momenti di picco in cui la band, come per magia, riesce a trovare il bandolo della matassa tirando fuori dalle sue esecuzioni un’energia oscura e ipnotica e un fascino libero e selvaggio. E’ altresì vero che ci troviamo difronte tutti musicisti molto preparati con un background musicale di spessore da cui è quindi lecito aspettarsi di più. “Montana Fix” è quindi un album che va a sprazzi, sicuramente con troppi brani e che alla lunga tende a tediare. Non penso che lo riascolterò spesso, ma eventuali future uscite della band chicaghese saranno monitorate con interesse.
|
Francesco Inglima
Collegamenti
ad altre recensioni |
|