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REGAL WORM |
Use and ornament |
Quatermass Records |
2013 |
UK |
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Bella copertina, colorata e fantasiosa, e titoli bizzarri come "Accarezza quel roditore di gomma" e "6:17PM - La zia si trasforma in una formica", ma la musica è ancora meglio. Il britannico Jarod Gosling, la mente che si nasconde dietro il nome Regal Worm, ha trascorsi nel metal e nella dance, ed è conosciuto come componente del duo dedito alla musica elettronica I Monster, coi quali ha ottenuto discreti successi realizzando una manciata di album, alcune tracce utilizzate per film e spot commerciali, e prodotto brani e album di altri artisti, tra cui Moby e The Human League. Oltre tutto questo, recentemente Gosling si è ricordato di essere un fan del progressive, fatto che lo ha spinto a realizzare finalmente un album appartenente al genere, più o meno. "Use and ornament" è un disco di progressive rock che cerca di uscire dai canoni tradizionali, rifacendosi però ad influenze ben precise e condendo il tutto con dosi massicce di stravaganza e follia. L'assalto rumoristico di "Zinc and ferment" mi ha inizialmente fatto innervosire, ma fortunatamente si è trattato solo di qualche secondo perché è il brano successivo, "Cherish that rubber rodent", ad inoltrarsi nel cuore dell'album. Il Canterbury sound è il riferimento principale, soprattutto nelle parti vocali effettate, nel massiccio spiegamento di tastiere usate in maniera creativa, nella sezione ritmica ossessiva, negli stacchi ripetuti a distanza di poche battute l'uno dall'altro, negli interventi di fiati e nella vena malinconica-umoristica che pervade tutto il brano. Lo stile è simile nei brani successivi, ed in certi momenti sembra esagerare nel voler a tutti i costi trovare una via schizofrenica alla musica, ma allo stesso tempo svela l'importante riferimento dei Cardiacs nella ricerca di soluzioni musicali dal sapore anarchico. Questo avviene soprattutto in "The Mardi Gras turned ugly in seconds", mentre "Apple witch" riprende nuovamente atmosfere più canterburiane e ragionate. I pezzi forti dell'album sono però i due brani lunghi. "Confession from a deep and warm hibernaculum" inizia con una corsa melodica che mi ha ricordato suoni anni '60, quasi da colonna sonora per corse in auto sportive decapottabili in tornanti a picco sul mare. Ben presto le cose cambiano e il Canterbury sound irrompe a gettare scompiglio con furiosi interventi di sassofono alternati a parti più melodiche. Il brano poi rallenta in una sezione eterea venata di accenni psichedelici, poi in una parte più ritmica e caotica guidata dalla batteria elettronica, ed infine in una lunga coda melodica molto d'atmosfera con protagonista una splendida voce femminile. I ventisei minuti di "6:17PM - The aunt turns into an ant", invece, possono far perdere la testa ad un ascoltatore non abbastanza smaliziato. Nel brano si trova di tutto: sfoghi elettronici di synth, divagazioni free, recitati, singulti, rumori vari, melodie tristi e malinconiche, evidenti reminescenze zappiane e poi jazz, rock e prog, tra chitarre elettriche, fiati, vagonate di mellotron, arpe, organi, sintetizzatori e batteria pestata ed essenziale. Non credo convenga cercare un senso nelle dieci parti di cui è composto il brano, dato che probabilmente un senso unitario non c'è. Si tratta di una specie di manifesto anarchico e "punk", da godere lasciandosi andare completamente, assaporando i passaggi tra le parti più ostiche e quelle melodiche, che per fortuna (o per disgrazia, a seconda dei gusti) prevalgono nella seconda parte della suite. In coda c'è lo spazio per tre minuti di quello che viene indicato come "Main title theme", un breve brano a cavallo tra Zappa e Canterbury che ha il pregio di concludere l'album in maniera più godibile. Vorrei sapere cosa passa per la testa di Jarod Godling, ed è una domanda che potrebbero porsi tanti ascoltatori di questo album. Credo che Il musicista britannico abbia cercato di lavorare senza imporsi limiti, prendendo le proprie idee di base e donandogli una veste simile a quelle bizzarre creazioni degli stilisti di moda che vogliono stupire il pubblico durante le sfilate. Non si tratta di musica per tutti, ma "Use and ornaments" può essere una sfida avvincente, esaltante e carica di soddisfazioni. L'importante è che non cerchiate nella musica facili appigli e situazioni rassicuranti, perché in questo caso avete perso in partenza.
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Nicola Sulas
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