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SONATA ISLANDS Meets Mahler Zone Di Musica 2013 ITA

Conosciuti lo scorso anno in occasione della performance: “Sonata Islands goes RIO”, l’ensemble avanguardistico guidato da Emilio Galante e questa volta in sestetto, si cimenta oggi con le partiture e i temi di Gustav Mahler e, in particolare, con la sua opera “Das Lied von der Erde”. Questo è già sufficiente per mettere in difficoltà il povero recensore di progressive rock che se ne va a pescare nella memoria e in qualche CD, collocato chissà in quale angolo nascosto dei numerosi scaffali musicali, quel lavoro che una o due volte, probabilmente, passò nel lettore per un doveroso ascolto. Sì, il CD è lì… Filarmonica di Vienna, nientemeno. Ma poi, sempre al povero recensore di prog, viene il dubbio se sia davvero necessario riferirsi all’opera originale. Forse sì, sarebbe corretto, visto l’esercizio di scrittura e, diciamola tutta, lo sforzo di trascrittura e arrangiamento in chiave moderna. Ma poi appare chiaro che non è il caso di prendere in giro nessuno e che un rapido riascolto di Malher non renderebbe giustizia né al grande compositore, né a chi lo ha rivisitato. Quindi il tentativo sarà quello di prendere questa musica per quel che è, considerando che saperne la fonte è già un passetto.
Siamo ormai piuttosto abituati a sentire i grandi temi della musica classica infilati in pubblicità, in concerti strappa mutande di Capodanno dove il significato di tutto un lavoro viene trasceso in un banalissimo handclapping e sappiamo bene che l’abitudine è cosa quasi sempre maligna e pericolosa. “Sarà così anche per questa operazione? Sarà l’ennesima Publicity stunt? Mi viene da domandarmi. Certo Malher non è Strauss, ma passiamo all’ascolto.
Il lavoro dei Sonata Island è suddiviso in sei parti, dalla prima breve “Das Trinklied", alla dilatata “Commiato” che si estende per oltre 17 minuti. L’impronta è di fiera complessità, dettata da quell’infinita voglia di sperimentare e assembrare in un connubio a quattro tra jazz, musica contemporanea, cameristica e RIO, dalla quale unione, spesso, si generano momenti di evidente stampo progressive, di quello più oltranzista e laborioso, per chi fa e, certamente, anche per chi ascolta. Le sei parti della suddivisione riprendono i temi dell’opera malheriana e, nonostante l’indirizzo classico voglia che ogni nota sia scritta, qui troviamo parti di decisa improvvisazione in una miscela davvero spiazzante di puntuali partiture e di canovacci alla: “Strizzami l’occhio, quando cambi”. E di cambi ne troviamo a decine, anche nell’ambito della stessa traccia: alti e bassi, pieni e vuoti, tonalità cangianti come il cielo al tramonto di novembre, esemplare in questo senso è “Around Mahler”.
Il tutto, quindi, ha il buon sapore di aver saputo rileggere l’opera con una giusta dose di ironia, senza eccedere e mettendo il proprio background al servizio del divertimento, generando – comunque e per rispondere in parte alle mie domande – un No Commercial Potential in pieno stile zappiano, ma ricco anche di eredità Von Zamla e del RIO più scanzonato, come accade nello sviluppo del quarto movimento “Von Der Schönheit”, specie nella sua seconda parte.
La conclusiva, citata, “Commiato” si stringe abbracciando tutto quanto detto: trombe rotolanti, flauti penetranti, sperimentalismi generati da pura im-provvisazione, temi che si muovono come tendine al vento, minimalismi che crescono in un solo di accordeon dalle incredibili diteggiature, per chiudere con l’epilogo narrativo, dove la voce di Tommaso Lonardi recita un breve testo, distante, eppure così presente: “Ewig… ewig… ewig… Per sempre… Per sempre.
Alla fine di tutto il CD di Mahler me lo sono risentito, non di corsa o in rapidità, ma tentando di dare collocazione alle sequenze, rispetto al lavoro e nel rispetto del lavoro altrui. Devo dire che la trasformazione è stata ampia, questo certamente evidenza da una parte il grande e massiccio lavoro dell’ensemble, e dall’altra quanto l’opera ori-ginale sia materia malleabile e già intrinsecamente portata ad essere letta da punti di vista va-riatamente soggettivi e dare una variegata trasversalità del messaggio.
Disco difficile, poco accessibile ai primi ascolti, richiede allenamento e tanta voglia di essere ascoltato con calma e tranquillità. Ma incuriosisce molto, si apre lentamente, ma si apre, generando una grande esperienza, lasciatemelo passare, di pancia e, per un disco che in apparenza parte da una forte cerebralità, non è cosa da poco.


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Roberto Vanali

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