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ENTITY Il falso centro Locanda del vento/Lizard Records 2013 ITA

Gli ultimi anni sono stati indubbiamente molto intensi per il rock progressivo in Sardegna. Dopo un 2012 caratterizzato dalla doppietta dell'ultimo Yleclipse e del grande ritorno di PIerpaolo Bibbò, a cavallo tra il 2013 ed il 2014 è finalmente arrivato il momento, a vent'anni dalla costituzione del primo nucleo della band, dell'esordio discografico per gli Entity del tastierista Mauro Mulas, personaggio ben noto tra i frequentatori dei locali che propongono musica dal vivo di qualità nel cagliaritano. Si tratta di un lavoro realizzato da musicisti molto esperti, alcuni dei quali professionisti, come lo stesso Mulas e l'insegnante di canto Sergio Calafiura. Il risultato è un album realizzato in maniera molto curata, oltre che nella parte musicale, anche nella produzione e nell'artwork. La gestazione dell'opera è iniziata alla fine del 2008 a partire da un concept ideato da Mauro Mulas insieme al bassista Gigi Longu, ed ha come protagonista una persona che ad un certo punto della sua vita si accorge che la sua esistenza è stata guidata da regole sociali che ne hanno annullato la personalità. L'album racconta attraverso la musica e le parole il percorso che il protagonista intraprende per rendersi conto della sua situazione e per ricominciare da capo con una nuova vita.
"Il falso centro" esce per Locanda del vento, side-label della Lizard dedicata ai lavori che recuperano certe sonorità retrò del progressive, ma è bene precisare che questa categorizzazione, sebbene in parte azzeccata, è anche un po' limitante. La matrice di fondo della musica (scritta interamente da Mauro Mulas) è senz'altro un rock progressivo abbastanza tradizionale, che fa largo uso di strumentazione vintage ma che ha anche il pregio di mostrare un buon grado di personalità. Chi conosce il tastierista sardo, sa che è coinvolto in vari progetti, spazianti dal jazz-rock dei M'Organ Quartet, al blues, al rock, oltre ad aver avuto una formazione musicale accademica, e questo non può che essere stato determinante nella realizzazione dell'album.
Basta ascoltare "Davanti allo specchio" per capire che le cose non sono così scontate come si potrebbe sospettare inizialmente. Il brano (l'unico strumentale dell'album), che inizia come una marcia sostenuta dalle precisissime rullate di batteria, si trasforma presto un una suadente melodia jazzata dai vaghi sapori latini e mediterranei intessuti dal pianoforte, dapprima lenta e sinuosa e poi sviluppata in un crescendo liberatorio accompagnato nel finale dalle note della chitarra. Dopo un inizio così ad effetto, i sedici minuti di "Il desiderio" fanno tornare alla mente i migliori momenti di certo prog italiano degli anni settanta, a partire dall'incedere nervoso di basso e batteria per proseguire con le linee melodiche di synth e le parti di organo Hammond. È interessante notare come il brano si sviluppi in modo inconsueto, con sezioni costruite in maniera quasi dissonante alternate ad altre più melodiche, con la chitarra elettrica che sfrutta arrangiamenti più moderni e hard regalandoci un suono molto fluido e ricco. La limpida voce di Sergio Calafiura si adatta efficacemente all'atmosfera di tensione che permea tutto il brano, complesso e vario ma scritto in maniera molto coerente, cosicché è difficile perdersi tra le parti di cui è composto. "Il tempo" riprende le atmosfere rilassate della prima traccia e certe sue idee melodiche, caratteristica questa di tutto il disco, costituito infatti da alcuni temi rielaborati più volte. Lo sviluppo è inizialmente lento e malinconico, per poi esplodere in un disperato grido di rabbia e infine rifugiarsi nuovamente in una triste calma. "Il trip dell'ego" cambia le carte in tavola basandosi su riferimenti al minimalismo, con gli strumenti che sembrano conversare tra loro scambiandosi agglomerati di note sempre più complessi nel procedere del brano, mentre la successiva "ANT" vede il pianoforte nuovamente protagonista, in una prima parte dal sapore classico e successivamente insieme agli altri strumenti a costruire un arrangiamento dove è la chitarra a prevalere, accompagnando un'interpretazione vocale molto intensa. L"armatura" è il brano che vira maggiormente verso suoni più duri, sfiorando il prog-metal in alcuni passaggi e risultando nei suoi quasi tredici minuti di durata, pur essendo ben costruita, la traccia meno originale del disco. La chiusura del lavoro è affidata alla notevole "La notte oscura dell'anima", nuovamente rilassata e malinconica, con il pianoforte che crea un'atmosfera dimessa ma di sollievo per il protagonista, che può finalmente ritrovare la sua pace interiore.
"Il falso centro" è un lavoro sorprendente, assolutamente di classe e meritevole di attenzione. Riesce alla perfezione nell'associare la musica alla storia che racconta, in un crescendo di emozioni raccontate dai brani, ciascuno dei quali è un compendio degli stati d'animo del protagonista. La parte musicale mostra una cura superiore alla media nella scrittura e nella costruzione degli arrangiamenti, e l'esecuzione, data la professionalità dei musicisti, non si concede sbavature. In teoria ci sarebbero quindi le premesse perché l'album lasci il segno tra gli appassionati di progressive italiano, fatto che consentirebbe a Mauro Mulas ed agli Entity di proseguire sulla strada intrapresa in modo che "Il falso centro" non rimanga solo un episodio isolato di cui parlare in futuro con nostalgia.


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Nicola Sulas

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