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ROGER ROGER |
Mirror symphony (EP) |
autoprod. |
2014 |
FRA |
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Evidentemente i Roger Roger vogliono farci assaggiare la loro musica a piccoli morsi… dopo questo secondo EP ne hanno in preparazione ancora un terzo… chissà se conterrà almeno quattro brani, contro i tre di appena 4-5 minuti di questo qui. La musica di questa band corre lungo direzioni diverse proprio come devono fare i suoi membri per vedersi e suonare assieme, dal momento che sono dislocati in tre città diverse, Lione, Marsiglia e Parigi. Sebbene il Prog non rientri direttamente nella loro dichiarata sfera di influenze tuttavia li immaginerei a loro agio nel nostro calderone musicale con la loro proposta che definire eclettica è poco. Buone dosi di melodia e rumore convergono in tracce dalle decise venature poppish ma allo stesso tempo dagli arrangiamenti sofisticati. La title track si lascia trasportare da ritmi geometrici un po’ alla Battles, disegnati dal batterista Robin Winckler e cavalcati da una coppia di chitarre gracchianti ed acide, suonate da Fred Roux (che è anche il compositore del gruppo) e Antoine Berry (che è anche l’autore di testi). Le parti vocali, in un inglese ben pronunciato, sono ammiccanti, soprattutto quando si inseriscono i cori (tutti, tranne il bassista Olivier Roche danno il loro contributo con la voce) e la loro affabilità mitiga in parte il rumore fornito dagli strumenti, comprese le tastiere di Yannick Lestra che irrompono con un assolo robusto. La traccia successiva, “Convertible Crush” ha un’aria quasi vacanziera ed atmosfere sporche e psichedeliche che mi hanno fatto quasi pensare ad un incrocio fra Beatles e Beach Boys. Ma la chicca secondo me è costituita dalla traccia di chiusura, “Hold Up!” che per gli intrecci vocali e gli arrangiamenti sofisticati mi ha fatto venire in mente i Gentle Giant di fine carriera con chitarre che però mantengono la loro distorsione, l’organo che si attorciglia e aperture psichedeliche che mi hanno riportato alle orecchie ricordi dei Doors ed un finale imponente un po’ alla Zeppelin. Insomma un bel miscuglio di cose difficilmente accostabili e che trovano un senso in questa formula affabile e di sicuro impatto. Resta da capire cosa è capace di combinare il gruppo sulle lunghe distanze visto che le premesse sono buone e decisamente divertenti. Se ne riparlerà spero dopo il prossimo EP, per ora posso dire che questo morso è appetitoso anche se non mi sazia.
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Jessica Attene
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