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QIRSH Sola andata Lizard 2013 ITA

Wikipedia mi dice che "Qirsh" è il nome di una valuta risalente all'Impero Ottomano. In realtà pensavo a qualcosa di ancora più esotico, come un vento soffiante su lande desolate, un'antica città perduta dell'est o un bizzarro fenomeno fisico simile al miraggio.
La musica e l'immaginario proiettato da "Sola andata" mi danno parzialmente ragione nell'avvertire un penetrante odore di spezie, di profumi e sapori di terre lontane, dato che il tema principale del lavoro credo sia il viaggio, ma non necessariamente verso luoghi caldi e desertici e non necessariamente piacevole. L'iniziale "Artico" è il racconto della tragica spedizione del dirigibile Italia nel 1928 verso il Polo nord, grazie al quale veniamo immersi nella trama musicale creata dai Qirsh, risultato del curioso miscuglio di elettronica, progressive, melodia e canzone. Lo stile è molto squadrato, quasi geometrico, fatto dell'intreccio delle tastiere e delle chitarre (sono presenti due tastieristi e due chitarristi), le cui parti sono scritte in maniera non troppo complessa ma molto efficace. Si tratta quindi di uno di quei rari casi nei quali la sovrabbondanza strumentale riesce ad essere determinante nel creare la giusta atmosfera invece che stupire per la tecnica. Così, se "Artico" gioca con l'arrangiamento teso e incalzante per cercare di descrivere gli stati d'animo degli esploratori bloccati nel ghiaccio, "Mercato Ghardaia" introduce suggestioni etniche mediorientali e balcaniche evitando il manierismo spinto, costruendo un brano nervoso e ricco, capace di far venire alla mente immagini di città desertiche chiuse dentro mura spazzate ed erose dal vento carico di sabbia. "Figli del piccolo padre" e "Rianimazione" sono chiaramente debitrici di Franco Battiato, specialmente quello più recente sospeso tra elettronica e rock, e anche le liriche seguono la stessa strada, come pure il modo di usare la voce dell'artista siciliano. "Vento delle isole" ha sonorità acustiche, con chitarre, percussioni e archi che fanno da base per i begli impasti vocali armonizzati, mentre la conclusiva "La nebbia", ha una struttura prevalentemente lenta e ipnotica, quasi da trance. Il progressive fa capolino qua e là, soprattutto nella breve "Mayflower", ma non se ne sente troppo la mancanza.
Nel complesso "Sola andata" è un lavoro di buona qualità, con momenti di debolezza solo in certe parti vocali, non sempre ben riuscite. La sua forza sta proprio nel fatto di non essere un album di progressive in senso stretto, ed è questo il motivo per cui merita attenzione. Se avete voglia di ascoltare qualcosa di diverso, l'acquisto può essere una scelta azzeccata.


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Nicola Sulas

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