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HELIOPOLIS |
City of the sun |
Heliopolis Music /10t Records |
2014 |
USA |
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Non è forse più tempo di “super gruppi” ma, nel loro piccolo, gli Heliopolis nascono dall'unione di musicisti che nella loro carriera hanno suonato con band come Rocket Scientists, Mars Hollow e Gabble Ratchet. Non sono quindi dei novellini Jerry Beller (batteria e voce), Matt Brown (tastiere e voce), Kerry Chicoine (basso e voce), Michael Matier (chitarre) e Scott Jones (voce) che con la 10t Records pubblicano questo “City of the sun” dai molteplici spunti di interesse. Solo poco più di 40 minuti (una durata da LP...) per 5 brani, questo il biglietto da visita della band statunitense. “New frontier” è un notevole mix tra cori à la Yes, potenza sonora stile ultimi Spock's Beard (ed anche gli Yes di “Drama”) e “romanticherie” che si riallacciano al new prog inglese (IQ, Big Big Train...). Una miscellanea sicuramente piacevole e, a tratti, persino di entusiasmante efficacia. “Take a moment”, oltre alle notevoli doti tecniche del gruppo che spesso si abbandona ad intricate scorribande strumentali, evidenzia l'ottima e squillante voce di Scott Jones che ben si inserisce nelle strutture heavy costruite ad hoc per il brano. Al limite del “cacofonico” crimsoniano il breve strumentale, poco più di tre minuti, “Mr.Wishbone”. L'inizio soft di “Elegy” non impedisce la svolta verso sonorità più “pomp” con ficcanti interventi della chitarra elettrica nonché notevoli spunti delle eclettiche tastiere di Brown, ora decisamente vintage, ora spruzzate di sonorità più moderne. La suite finale “Love and inspiration” ha dei rimandi ben definiti (gli Yes “americani” o quelli di un ipotetico album-ombra posto tra “Drama” ed il suono adamantino di “90125” od ancora gli UK, gli EL&P, gli Spock's Beard, il prog romantico inglese...) ma la band sa mantenere un sound ed una fisionomia ben definiti senza lasciarsi prendere da sterili imitazioni anzi riuscendo a corroborare il tutto con il proprio eccellente gusto. Un debutto riuscito ed invitante che potrà piacere sia all'incallito nostalgico di un certo rock anni ‘70 che al curioso prog-rockers di oggi che ama sentire “mischiato” quel suono così ricco di suggestioni con quello più “diretto” ed enfatico, più “americano” per così dire (ma non per questo FM...) che ha fatto la “fortuna” di molte band di oggi, Spock's Beard (appunto) in testa. Consigliato comunque.
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Valentino Butti
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