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SUOMEN TULLI Kolme kevӓttӓ Rocket Records 2013 FIN

Non ricordo bene come sono incappata nell’acquisto di questo album, fatto sta che quando è arrivato nelle mie mani ero fermamente convinta che si trattasse della ristampa di qualche band dimenticata dei Seventies. Ascoltandolo, lì per lì, questa mia convinzione non ha vacillato neanche per un secondo: l’approccio un po’ garage, quel cantato un po’ naif e ruvido, le sonorità vintage dalle decise sfumature psichedeliche mi hanno fatto pensare a qualcosa di affine ai Tabula Rasa con un pizzico di sinfonicità che potrebbe invece ricordare i Tasavallan Presidentti. Mentre giravo fra le mani il CD, ammirando la graziosa copertina, con tanto di foto in bianco e nero dei cinque musicisti sul retro, e la immaginavo riprodotta in grande, in formato LP, ecco che l’occhio mi è caduto su una data, il 2013, e l’incantesimo si è subito spezzato. Non che la musica mi appaia ora meno bella ma una parte del fascino, quello sprigionato dai grandi pezzi di antiquariato, per intenderci, è andata inesorabilmente perduta. Forse è arrivato il momento di vederci chiaro. Il gruppo, che si potrebbe chiamare in italiano Dogana Finlandese, nasce a Tornio, città di 22.000 anime circa situata nella regione della Lapponia, soltanto nel 2009. L’esordio, ”Uuteen maailmaan” (“Nuovo mondo” nella nostra lingua), giunge nel 2012 ed è seguito da quest’ultimo album il cui titolo può essere invece tradotto in “Tre primavere”. A parte i nomi dei musicisti, con Antti Saarilampi al basso, Anssi Alajuuma alla batteria, Sussu Ketola alle tastiere e alla voce, Mika Mustonen alla chitarra e Sami Heikkilӓ alla voce e alla chitarra, non sono in grado di aggiungere molto altro. Torniamo alla musica quindi. Si tratta di dieci tracce per una durata complessiva di appena 43 minuti che troverete disponibili anche su LP. Un elenco nutrito di ospiti, otto in tutto, che suonano violino, violoncello, sitar, sax, synth, percussioni e harmonium potrebbe far pensare a qualcosa di molto elaborato e sofisticato ma nella realtà dei fatti abbiamo a che fare con brani a volte molto fragili e non privi di qualche riflesso poppish. L’incipit, “Tajuanhan, tarkoitan”, ha un feeling decisamente cantautoriale, con la voce di Sami accompagnata da una semplice chitarra acustica al quale si aggiunge presto un cupo violoncello, suonato da Aino Palosaari, e poi il piano, con note che cadono leggere, goccia a goccia, l’una sull’altra. “Lisa” è una ballad semplice e scolorita, interpretata forse con poca convinzione e la annovero fra gli episodi più modesti dell’album. Anche “Yhden tӓydenkuun aikaan” è molto delicata, con le sue atmosfere poppish e soffuse che profumano vagamente di Beatles, ma le deliziose melodie della chitarra e le tastiere vintage sullo sfondo hanno un che di suggestivo. Sono diversi i brani leggeri in questo album ma in quasi tutti troviamo alcuni particolari che si fanno notare, come in “Outolaulu”, dalle tonalità buie col violino grave e suoni intrisi di mistero. “Murheenkryyni” rispolvera certi atteggiamenti cantautoriali con una chitarra molto semplice e il piano romantico, appena tratteggiato, ma presenta aperture sinfoniche che lo rivitalizzano con un finale davvero interessante. “Taivaani Vallassa” presenta un groove più ruvido con bei riverberi e una chitarra quasi gracchiante, suoni confusi ed acidi ed un ritornello disimpegnato ed allegro. Ma i momenti migliori dell’opera sono quelli in cui la band si impegna di più con gli arrangiamenti mescolando al meglio le carte a sua disposizione e a tal proposito cito due episodi: “Toverista” con i suoi lievi elementi folk e le colorazioni nordiche che trasudano gocce di psichedelia, il drumming carezzevole e dinamico ed il cantato semplice e gradevole, ma soprattutto “Laaksosi Rauha” con i suoi gioiosi intarsi sinfonici e le sonorità Mellotroniche. Lo stile, complessivamente, mi piace ma devo dire che il gruppo avrebbe potuto osare di più arricchendo le sonorità, gli arrangiamenti e la struttura di questi brani interessanti ma a volte un po’ deboli. Da rivedere più di ogni altra cosa è il cantato poco incisivo e spento. Volendo ci potremmo accontentare di quanto il gruppo ci propone, lo ho detto, la proposta non è assolutamente male, considerando aspetti più o meno positivi, ma visto che si tratta di baldi giovani e non di dinosauri scomparsi direi che le opportunità per crescere ci sono tutte.



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Jessica Attene

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