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IL FAUNO DI MARMO |
The Rebus years 2001-2012 |
Andromeda Relix |
2014 |
ITA |
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Dopo l'ottimo esordio con “Canti, racconti e battaglie”, pervaso di suggestioni anni '70, “Il Fauno di Marmo” decide di ripubblicare, grazie alla Andromeda Relix, i primi due album prodotti quando il nome del gruppo era ancora “The Rebus”. Il primo, omonimo, del 2002 ed il secondo, “Acroterius”, del 2005, furono registrati in maniera artigianale, auto-prodotti dalla band e stampati in 400 copie per ogni titolo. Oggi, remixati e rimasterizzati, i due lavori, rivestiti a festa, rivedono la luce e ci danno uno spaccato di quello che erano i “The Rebus”, prima del cambio nel più progressivo “Il Fauno di Marmo. La formazione era attiva già dal 2001 e comprendeva Luca Sterle (voce, flauto e sax), Valerio Colella (chitarre), Alberto Ballarè (basso), Luca Carboni (batteria), Alessandro Visintin (chitarre) ed Alexander Komic (synth), con gli ultimi due non più presenti con il nuovo monicker. Il compito di avventurarci in “Rebus” è affidato allo strumentale “Ronchi calibro P.N.P.” con in evidenza il flauto di Sterle e le chitarre hardeggianti di Colella e Visintin a riportarci ai primi seventies quando Jethro Tull, Delirium, Osanna, Biglietto per l'Inferno non erano “nomi” per pochi. Un amore, quello per le atmosfere anni '70, mai nascosto dal gruppo ed anzi manifesto encomiabile della sua produzione. Non si spiegherebbe altrimenti la scoppiettante introduzione hard-prog di “Piccola colomba bianca”, il cantato di Sterle vicino a quello del primo Fossati, i riff secchi di chitarra, l'intermezzo acustico ed il finale dalle forti tinte rock. Non lontano dalla tradizione folk-rock con chitarra acustica, mandolino e flauto in primo piano per “Donegal”, un altro breve pezzo strumentale. “L'ultimo viaggio” è un altro riuscito hard rock all'italiana, ma sull'esempio proveniente da oltre manica con i vari Uriah Heep, Led Zeppelin, Deep Purple, senza dimenticare i “nostri” Rovescio della Medaglia o ancora i Trip. Approccio differente per “Lui è come gli altri”, con una più marcata ricerca sonora che vira anche verso il jazz-rock. Il suono “sporco” conferisce qualche fascino all'ossessiva “Ramadan” e alla “tirata” “Ghetto mama”. Chiude l'album “Madre natura” (ripresa poi in “Canti, racconti e battaglie” del 2013), sempre con un gran lavoro del flauto di Sterle. Del 2005 è invece la seconda prova a nome “The Rebus”, il già ricordato “Acroterius”, diviso in 9 tracce per circa 40 minuti di durata. Qualche raffinatezza come nello sprazzo elettro-acustico de “Il vecchio ed il cane” (che fa da contraltare ai poderosi stacchi hard rock), il blues tout-court di “Three women blues”, la granitica e possente “The rebel” (uno dei brani cantati in inglese), la minimalista (ed un po' fuori contesto) “Tantric meditations” sono solo alcuni esempi presenti nell'album. Di livello superiore senza dubbio “Avatara”, con l'inizio da ballad d'altri tempi, prima che il solito maglio d'acciaio, rappresentato dalle chitarre sferzanti, ci investa con forza. Nel brano Sterle si destreggia anche al sax tenore creando digressioni inaspettate e dissonanti che giovano alla potente suggestione del brano. Con “The gentleman song” il gruppo si prende un attimo di tregua disegnando un bozzetto acustico piuttosto emozionante. Prima della cover finale (“About to die” dei Procol Harum) c'è tempo per “La battaglia di Kosovo-Polje” (ripreso nel debutto come Fauno di Marmo) e per un altro strumentale, “Metamorphosys” molto “heavy-Tull”. Detto di un esaustivo libretto con la storia del gruppo e foto d'epoca, non possiamo che plaudire la Andromeda Relix per aver pubblicato questi due lavori che faranno sicuramente piacere agli amanti di un “old” progressive comunque sempre di piacevole ascolto.
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Valentino Butti
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