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THE ONEIRA Hyperconscious Musea Parallele 2014 ITA

Seconda prova discografica, a tre anni di distanza da “Natural prestige”, per gli Oneira, formazione capitanata dal compositore, chitarrista e bassista di origine greca Filippos Gougoumis e che vede tra le sue fila il tastierista Gianpaolo “Banjo” Begnoni e il nuovo innesto alla batteria, Danilo “Sakko” Saccottelli. Si tratta comunque di un progetto aperto a varie collaborazioni ed infatti figurano altri nomi tra i protagonisti di “Hyperconscious”, primo fra tutti quello del tedesco Oliver Philipps, che forse qualcuno di voi ricorderà con gli Everon negli anni ’90 e che, oltre a coprodurre il lavoro insieme allo stesso Gougoumis, è ospite anche alle tastiere, alle chitarre e alle parti vocali. Ulteriori interventi cantati ci sono da Manuel Ruscigno, accreditato come lead vocalist e da Charlotte Wessels. Con questo nuovo album, registrato in Germania come il suo predecessore, gli Oneira non fanno altro che proseguire nella direzione intrapresa con il debutto, puntando su un new-prog abbastanza potente, sicuramente ben suonato e con trame sonore a tratti abbastanza articolate, riuscendo a legare uno stile caro a chi si proponeva negli anni ’80 con sonorità più moderne e al passo coi tempi. Dopo una breve “Ouverture” di atmosfera, si entra nel vivo del disco con “Closer”, brano tirato e sufficientemente potente, sulla scia degli Arena. “Puzzle” è il primo di tre pezzi strumentali (gli altri due sono “Esoteriko” e “In my mind”) che sono forse le cose più interessanti dell’album, merito di preziose combinazioni strumentali e cambi di tempo di una certa complessità che fanno volare con la mente a episodi e soluzioni cari ad artisti del calibro di Rush, Kansas e Shadow Gallery. Le altre composizioni proposte viaggiano tra prog, hard rock e melodia (è il caso di “Summer light” e “Forget me” e “Mater”), oppure sono caratterizzate da un new-prog tiratissimo, con ritmiche ben serrate e belle aperture sinfoniche di tastiere (“Face the darkness” e “Ocean of rebirth”). Ribadiamo che non si denotano particolari passi avanti o sviluppi rispetto al disco d’esordio, per cui gli Oneira si ripropongono nuovamente con un sound ben definito, apprezzabile negli intenti (anche se forse sarà considerato, non del tutto a torto, un po’ banale e ruffiano da qualcuno) e che può attirare con una certa facilità chi passerebbe giornate intere ad ascoltare un prog duro, ma non troppo, tecnico senza eccessi e che ogni tanto prova a legarsi all’A.O.R.



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Peppe Di Spirito

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THE ONEIRA Natural prestige 2011 

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