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YAGULL |
Kai |
Moonjune Records |
2015 |
USA |
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Nel cuore della Grande Mela talvolta il rumore frenetico della vita di città sembra attenuarsi al suono di una musica gentile e acustica come quella del chitarrista Sasha Markovic e della pianista Kana Kamitsubo, registrata in pieno centro tra Brooklyn e Forest Hills… Il secondo capitolo del progetto Yagull, a tre anni circa dall’esordio “Film”, si evolve in qualcosa di ancora più articolato: la dimensione cameristica della musica di Sasha Markovic si era messa in rilievo in “Film” con una strumentazione acustica dalle tinte folk e classiche piuttosto austera, più o meno sulla scia di William Ackerman, senza lesinare in sorprese come nelle due personalissime riletture unplugged di brani di Black Sabbath e Cream; in “Kai” la prospettiva di Markovic è sensibilmente cambiata e le sorprese si moltiplicano… Ora Yagull si può considerare un duo a tutti gli effetti in quanto troviamo accanto a Markovic, come nella copertina del cd, Kana Kamitsubo, raffinata pianista e compositrice: la sua presenza ha di fatto dato una scossa alle dinamiche negli arrangiamenti alternando alla consueta componente neoclassica cameristica anche un’apprezzabile attitudine jazz che si delinea nelle variazioni per pianoforte della brillante rilettura di “Dark”, brano già presente in “Film”, oppure nell’intensa solarità di “Blossom”, vicina a Pat Metheny, in cui troviamo anche la chitarra elettrica del brillante chitarrista fusion indonesiano Dewa Budjana. La scrittura dei pezzi si è fatta più matura ed eclettica come nel teso ed elaborato progressive acustico di “Omniprism”, nel quale partecipa il percussionista jazz Marko Djordjevic; piace lo scorrere fluido degli arrangiamenti in “Mio” dove atmosfere flamenco e latine (l’arpeggio introduttivo pare un omaggio a “The House Of The Rising Sun”) si sposano e fondono con naturalezza insieme al romanticismo pianistico della Mitsuboto, atmosfere romantiche e raffinate che si evidenziano specialmente nella title track, ballata in raffinato e virtuoso equilibrio fra atmosfere jazz e classiche sul modello di Bill Evans. Infine anche in “Kai” possiamo ascoltare un paio di interessanti cover: un tributo a Ritchie Blackmore con una divertente versione di “Burn” ed un’ancora più convincente “Wishing Well” dei Free, qui rivista con un mood swingato tanto intrigante da renderla uno dei pezzi più coinvolgenti del cd.
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Giovanni Carta
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