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STATE URGE Confrontation Lynx Music 2015 POL

Se l’esordio su lunga distanza aveva lasciato qualche perplessità, con questo nuovo album gli State Urge riescono a centrare meglio il loro percorso sonoro. Mantenendo invariata la line-up del precedente lavoro “White rock experience”, con un quartetto dal discreto talento, la band si mostra ancora più affiatata e punta su un discorso più coeso e su un concept nel quale analizza il comportamento dell’uomo che si trova di fronte alla necessità di prendere decisioni importanti, che possono portare ripercussioni e cambiamenti nella propria vita. In realtà l’apertura del cd, affidata alla title-track, non è che lasci presagire grandi cose, con quattro minuti irruenti e un po’ banali. Quindi è con un po’ di sorpresa, che dal secondo brano “Revival” in poi ascoltiamo un escalation di validissimo new-prog, che a tratti va a braccetto con sonorità floydiane e che non troppo spesso eccede in robustezza. Così, ci troviamo di fronte a brani come “Liquid disease” e “Before the dawn”, che presentano atmosfere intimiste, ma che sono pronti a cambiar pelle tra variazioni di tempo e di umore, tra chitarre distorte capaci di belle cavalcate e tastiere sinfoniche, o come la ballad raffinata “New season”, che non poteva mancare in un disco del genere. I momenti migliori sono però rappresentati da quelle composizioni in cui gli State Urge non spingono sull’acceleratore e preferiscono indirizzarsi o verso un sound ipnotico influenzato dallo space-rock dei Pink Floyd e dei primi Porcupine Tree (come accade in “Cold as lie”), oppure su soluzioni più ariose, che sulla lunga distanza permettono intrecci strumentali intriganti e ritmi variegati (cosa che avviene nel finale affidato ai dieci minuti di “More”). Decisamente meritevole anche “Midnight mistress”, aperta da una lunga introduzione minacciosa di organo e che va poi ad indirizzarsi su un new-prog epico e altisonante che sa molto dei primi Arena. Anche in questa occasione, inoltre, ci preme rimarcare la buonissima prova di Marcin Cieslik, cantante che mostra personalità, ottimo utilizzo della voce e padronanza dell’inglese in un’interpretazione assolutamente convincente. Alla fine dei conti possiamo dire che con “Confrontation” gli State Urge realizzano uno di quei lavori per i quali, da un punto di vista formale, non c’è proprio nulla da eccepire. L’orientamento è sulla scia di quel new-prog che perseguivano i connazionali Collage negli anni ’90 e che portò questi ultimi a realizzare una gemma del genere come “Moonlight”. Sia ben chiaro, siamo decisamente lontani da quei livelli, ma la distanza non è così eccessiva dai risultati ottenuti dai “figliocci” dei Collage come Satellite, Believe, Travellers, Millennium e i tanto decantati (ma davvero così meritevoli?) Riverside, magari con gli State Urge pronti a mantenersi giusto un pelo più duri, cercando di attualizzare la proposta.



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Peppe Di Spirito

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