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EXOVEX Radio silence R. Dale Simmons and Aboufanti Music 2015 USA

Steven Wilson sotto mentite spoglie? Non proprio; certo, però, che questo album uscito a nome Exovex e che vede protagonista il compositore, cantante e polistrumentista statunitense Dale Simmons deve davvero tanto ai primi Porcupine Tree. I tre quarti d’ora di “Radio silence”, infatti, ricalcano in pieno il sound e quelle atmosfere ipnotiche che caratterizzavano album quali “On the Sunday of life”, “The sky moves sideways” e “Signify”. Basta ascoltare la prima traccia “Stolen wings” per rendersene conto: nove minuti sognanti, echi di Pink Floyd, note dilatate, arpeggi raffinati, chitarra in grado di creare scenari sonori eterei, ma pure di lanciarsi in un assolo infuocato. Anche le altre tracce seguono un andamento simile. A volte magari si è più vicini alla svolta “orecchiabile” dei “Porcospini” di “Stupid dream”, vedi “Metamorph” e “The last orbit”, mentre in altre circostanze si punta maggiormente su sentieri “lisergici” e space-rock, come avviene in “Dead reckoning”, oppure su un prog di chiara influenza David Gilmour, come dimostra “Daylight (silent key)”, in particolare nel lungo e liberatorio assolo chitarristico. Menzione a parte per “Seeker’s prayer”, probabilmente il brano più articolato del cd, con nove minuti e mezzo carichi di pathos, dalla partenza atmosferica che, tra cambi di tempo, passa di continuo da una sorta di ballata moderna e vivace, che rievoca Peter Gabriel, ad un rock più aggressivo, con violoncello, viola e violino a creare tappeti suggestivi in sottofondo. Non tutto è perfetto, per chi ha ascoltato con attenzione certe cose in passato certi passaggi possono essere un po’ prevedibili, così come alcuni momenti che sono più robusti non convincono del tutto, ma nel complesso possiamo parlare di un album validissimo, che non vuole essere originale, ma che si mostra ispirato e con una discreta mole di buone idee. Dale Simmons fa quasi tutto da solo; si dimostra abile chitarrista, è aiutato solo da alcuni ospiti di peso alla batteria, alle tastiere e agli archi (in particolare citiamo i nomi di Richard Barbieri e Gavin Harrison, altra cosa che fa scattare parallelismi con Steven Wilson…) e fa piacere segnalare che anche la pulizia del suono è elemento importante di “Radio silence”, diventandone uno dei punti di forza. Ad ogni modo questo debutto del progetto Exovex va in una direzione ben precisa, toccando strade in cui il progressive rock e la psichedelia moderna si uniscono esattamente come facevano nei primi dischi dei Porcupine Tree; se è questo che cercate buttatevi a capofitto e senza pensarci troppo.



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Peppe Di Spirito

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