|
PHAEDRA (NOR) |
Blackwinged night |
Rune Grammofon |
2015 |
NOR |
|
Phaedra è un progetto musicale e artistico che intende abbracciare un arco temporale piuttosto ampio. La sua programmazione, infatti, include lavori passati, attuali e futuri. Gli aspetti affrontati dal progetto sono quelli del mare, della notte e della luce. Qui siamo al capitolo centrale e quindi gli aspetti legati alla notte. Autrice di tutto è la norvegese Ingvild Langgård, cantante e polistrumentista, con diverse composizioni all’attivo. La sua musica copre spazi piuttosto inusuali per le trattazioni progressive a cui siamo abituati in queste pagine. Si tratta di una forma musicale molto aerea, spaziale, viene da quegli strati dell’atmosfera dove tutto è rarefatto, etereo, talvolta angelico e impalpabile. Le tinte sono tenui, evanescenti e i brani come veli color pastello che svolazzano grazie al vento che li sorregge e li sospinge. Eppure hanno una loro forza, una dinamica naturale e un potere ammaliatore deciso e non discutibile. E’ la forza della melodia, delle note messe in sequenza accattivante e liberatoria. La forte predominanza del carattere melodico, anche se non sempre e non necessariamente, comporta la creazione di una certa distanza fisica da ciò che è progressive rock, avvicinando le strutture utilizzate più a forme pop, folk, world music e new age, nelle quali protagonista è sempre e comunque la voce dell’autrice. A coadiuvare il lavoro della Langgård troviamo principalmente Jøn Tore Egseth, tastiere, chitarre ed effetti elettronici e che ha collaborato anche all’arrangiamento generale di tutti i brani, nonché all’arrangiamento puntuale di archi e fiati in quasi tutti i brani. Ci sono poi numerosi musicisti, presenti di volta in volta in alcuni brani, per occuparsi di percussioni, fiati, archi, basso e batteria. Piuttosto breve, il disco arriva a malapena ai 40 minuti, con due soli brani che si attestano intorno agli 8 e ai 10 minuti, altrimenti le tracce scorrono via in 3 – 4 minuti. In questi brevi spazi, l’autrice, condensa un mondo molto personale e riconoscibilissimo, sintetico, elettrico, filtrato, eppure caldo e avvolgente. A parere mio, risultano più azzeccate le trame del primo brano “Lightbeam” molto vicine ad alcuni momenti più intimistici dei Renaissance, molto buone anche “Mend me” e “Half human”. Molto particolare è l’impostazione di “The void” che vede l’utilizzo di coretti e ritornello dai rimandi piuttosto evidenti a certe cose hip hop americano. Ovviamente ben lontane dal mio gusto, ma molto funzionali a livello di orecchiabilità. In conclusione un buon lavoro, non progressive, anche se qualcosa di progressive si riesce ad avvertire. Un album di canzoni piacevoli con qualche momento sperimentale e maggiormente strutturato che riesce a donare un buon senso di tranquillità e lentezza e che riesce a farci allontanare brevemente da stress vari e pungenti frenesie. Un acquisto mirato, ben consapevoli di queste sue caratteristiche, potrebbe dare anche parecchie soddisfazioni.
|
Roberto Vanali
|