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OSSICLES |
Music for wastelands |
Karisma Records |
2015 |
NOR |
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Hanno esordito giovanissimi, appena diciassettenni, i cugini Bastian e Sondre Veland, che con il progetto denominato Ossicles realizzano “Mantlepiece” nel 2011. Questo disco ha avuto anche la “benedizione” di Steven Wilson e Mike Portnoy, cosa che ha sicuramente accresciuto l'entusiasmo e la fiducia dei due musicisti norvegesi, che si riaffacciano sulle scene alla fine del 2015 con il nuovo lavoro intitolato “Music for wastelands”. Ascoltando i quasi sessantotto minuti di questo disco si capiscono bene le motivazioni per le quali i blasonati colleghi hanno speso parole d'elogio per loro. La formula scelta dagli Ossicles prevede una serie di brani concisi (tranne un paio di eccezioni) e non eccessivamente articolati, moderni al punto giusto, con una grandissima cura dei suoni e della melodia. E' un album che rispecchia, insomma, alcune caratteristiche che emergono spesso dalle produzioni della K-Scope, casa discografica che già da un po' di annetti si occupa della promozione dei vari progetti wilsoniani. Ma approfondiamo un po' questo “Music for wastelands”. I cugini Veland hanno puntato su ben quattordici tracce, che si mantengono quindi distanti dalle strutture più tipiche di quel rock sinfonico dalle lunghe composizioni. Nel complesso si predilige una sorta di new-prog attualizzato, che, similmente ai Porcupine Tree del post “Stupid dream”, a volte si contamina con un raffinato pop-rock, altre volte tende ad andare in direzioni più vicine al metal. Quando sono questi ultimi elementi a prevalere si possono intravedere similitudini con i Riverside più tosti e francamente un po' di noia tende a prendere il sopravvento. Ma fortunatamente ci sono alcuni momenti particolarmente eleganti che risollevano in maniera decisa le sorti dell'album, come “Tectonic”, “Will I last?”, “Pale Summer nails”, “Girl with the glass eye” e “Porcelain dolls”, nelle quali gli Ossicles riescono davvero a mostrare grande buon gusto nell'unire quella leggerezza mostrata di recente dagli Iamthemorning con colori ritmici vagamente jazz. Il finale ambient affidato alla title-track chiude invece il disco con un'atmosfera particolarmente cupa e dark. Si segnala anche che a dar manforte ai Veland, impegnati sia alle parti vocali che con tastiere, basso, batteria e percussioni, ci sono in alcuni frangenti gli ospiti Erlend Furuset Jenssen al sassofono e Karin Mäkiranta alla voce (quando quest'ultima interviene nella citata “Pale Summer nails” sembra trasportare il tutto verso i mondi alternativi di Bjork, pur senza l'elettronica). “Music from wastelands” è un un album che potrà trovare ammiratori soprattutto in coloro che seguono con attenzione e piacere le carriere degli artisti citati nella recensione; da parte nostra ci sentiamo anche di promuoverlo, ma senza andare oltre una pur ampia sufficienza.
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Peppe Di Spirito
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