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VSEMOGOČNI MLIN |
Arbitrarij |
Založba Radia Študent - ZARŠ |
2013 |
SLO |
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Questa band di Lubiana, formata da quattro giovani musicisti (Kristijan Armeni chitarra, Luka Smole al basso, Jernej Kersnik batteria e Rok Zalokar tastiere, già conosciuto in patria per aver dato vita al trio jazz Rok Zalokar Trio), dopo essersi chiamata Humans Playing, e registrando un demo-CD sotto questo nome, si è scelta un monicker impegnativo (Mulino Onnipotente) e ad esso cerca di far onore, mulinando una Prog Fusion dalle buone intenzioni. Questo album di debutto contiene 8 canzoni interamente strumentali; l’avvio del CD ci propone subito un terzetto di composizioni che si riveleranno le più rock del lotto: in “Goba” (che, situata in avvio, è la traccia di maggior impatto immediato), “Izlet v neznano” e “Na pergamentu je pisalo”, questi i titoli, la chitarra è graffiante e si realizza la piena integrazione di tutti gli strumenti in una forma musicale che li vede pariteticamente responsabilizzati. Già dalla successiva traccia il discorso cambia un po’: “Deževje” sembra quasi essere un intermezzo d’atmosfera ed intimistico e prelude alla seconda parte dell’album in cui il discorso si sposta su versanti più jazzati, quando non addirittura soffusi, cosa che potrebbe provocare inevitabilmente una certa fatica d’ascolto. La chitarra riduce la sua aggressività e si sposta peraltro su sonorità più jazz, lasciando alle tastiere il compito di guidare le danze, talvolta sconfinando in territori avantgarde jazz. Questa seconda parte dell’album, essendo meno immediata (per quanto possa esserlo una proposta del genere, ovviamente), presuppone un grado d’attenzione diverso nell’ascoltatore per poter cogliere le molte raffinatezze che il gruppo prova a proporre. Una certa dose di humour quasi zappiano è comunque sempre presente nelle composizioni del quartetto, con il ripetersi quasi ossessivo di certi riff e situazioni qua e là o i salti improvvisi di tempo e mood (vedi la multiforme “Ulična podenj”) che vanno apprezzati ascolto dopo ascolto. “Mravljice brez kril” è un brano in stile post rock che prelude al brano più lungo (9’35”) del CD, “Silos”, che inizia in stile più propriamente fusion convenzionale (se così si può dire), anche se nel suo scorrere sfoggia inserti complessi ed anche sonorità quasi mediorientali, col riproporsi ciclico degli stessi riff. La conclusiva “Zimsky” chiude l’album in sordina, con sonorità inquietanti e minacciose. L’album si chiude così: senza dubbio si tratta di un lavoro interessante e la band è certamente promettente: non si possono certo addebitare particolari peccati di esperienza ai musicisti, anche se l’impressione è quella di aver messo un po’ troppa carne al fuoco.
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Alberto Nucci
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