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VV.AA. |
Progfest '95 |
Musea |
1996 |
USA |
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Il festival progressivo statunitense Progfest, sebbene giunto solo alla sua seconda edizione, rappresenta ormai per tutti noi amanti della buona musica un must da non perdere. Purtroppo la notevole distanza che separa Los Angeles dall'Italia impedisce ai potenziali fruitori dello spettacolo di raggiungere la tanto ambita meta (NdA tranne Alberto che sul bimotore ad elica "The spirit of St.Louis" della "Lindberg Air - Trasvolate Oceaniche" ha compiuto la tratta Siena-Los Angeles in 2 giorni 46 ore e 23 minuti). Per i molti sfortunati che non hanno potuto presenziare all'evento è possibile ricercare qualche briciolo dell'immensa emozione live, in questo doppio CD targato Musea che contiene la testimonianza sonora dei sei gruppi, provenienti da tre continenti diversi, che si sono succeduti sul palco del Variety Arts Theater.
Come in una sorta di "giochi senza frontiere" senza vinti né vincitori, le danze si aprono sotto il segno asiatico delle giapponesi ARS NOVA, un trio di giovani donzelle che ci travolge come rullo compressore con la potenza e l'aggressività delle loro martellanti melodie emersoniane. Per riequilibrare lo scompiglio creato dal ciclone ARS NOVA vengono introdotti quasi in sordina i crepuscolari LANDBERK. Ma allo stordimento fisico subito subentra Io stordimento dell'anima... è infatti con attonito ipnotismo che ascoltiamo e viviamo l'esperienza musicale dei LANDBERK, che con tre soli brani, "Kontiki", "Dream Dance" e "Time" sono incapaci di saziare il desiderio musicale che essi stessi creano. Spetta ai DEUS EX MACHINA il ruolo di rappresentare i colori italiani in questa rassegna musicale con ben quattro brani per circa 30 minuti di musica rappresentano (lo spazio più ampio concesso alle band su questo doppio CD). La tecnica e la professionalità di questi nostri connazionali emerge fin dalle prime battute della loro prova live, chiudendo con la loro pirotecnia musicale il primo CD dedicato al favoloso happening californiano.
L'apertura del secondo CD avviene ad opera degli svedesi WHITE WILLOW. II volume dello stereo, abbassato per impedire ai DEUS di sfondare casse e solaio, deve essere prontamente rialzato per apprezzare appieno la musica dei WW, quasi sussurrata, suggerita all'ascoltatore. Qualche sbavatura ed erroruccio di troppo rischia però di far rimpiangere il loro lavoro di studio "Ignis Fatuus" uscito nel 1995. E' giunto però il momento degli SPOCK'S BEARD, gruppo rivelazione (per il sottoscritto) della scena statunitense. Con l'esecuzione dell'unica "The light", traccia che ha intitolato il loro primo lavoro, ci regalano 16 minuti di quel progressive statunitense che sembra aver trovato finalmente una precisa dimensione artistica e una univoca identità. Chiudono il CD e la rassegna al Progfest i ritrovati SOLARIS. Che dire ancora? Chi è che ha urlato "Basta!"? Ottima la scelta dei gruppi, ottima la pubblicazione, buona la registrazione. Pochi scampoli di emozioni per chi non c'era.
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Giovanni Baldi
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