|
COSARARA |
CosaRara |
AMS/BTF |
2016 |
ITA |
|
Bel dischetto, questo dei Cosa Rara, giovane quartetto astigiano la cui musica non potrebbe essere più lontana da quella degli storici concittadini Locanda delle fate. Giovane età, dunque, anche se il primo nucleo della band esiste addirittura dal 2005 e, dopo vari cambi di formazione, demo ed ep, arriva solo ora all'esordio con un album omonimo. La musica è completamente strumentale, fatta eccezione per alcune parti parlate, e si muove all'interno di un genere psichedelico-progressivo assolutamente non sinfonico che cerca di mediare tra il passato ed il presente. I brani sono tutti abbastanza lunghi, all'incirca tra gli otto e i dieci minuti di durata (a parte la brevissima "Serenloonies") ma il disco nel suo complesso ha un minutaggio (meno di cinquanta minuti) a mio avviso ideale. I brani scorrono via molto piacevolmente e hanno strutture e arrangiamenti studiati per valorizzare le atmosfere. L'iniziale "Havismat" parte con una pulsazione generata dal basso, punteggiata dalle poche note del piano elettrico e ribadita poi dalla chitarra. Ci sono belle aperture di synth che stemperano la tensione e pesanti riff distorti che si alternano ad esse in un gioco di chiaroscuri. "Miraggio" gioca molto sui feedback e sugli arpeggi, con la sezione ritmica che crea un senso di attesa prima dei riff di chitarra e delle linee melodiche di un organo tremolante. "Io" è più delicata nello svolgimento e alterna parti lente a blande accelerazioni, col basso in evidenza, una struttura più complessa di quello che appare ad un ascolto poco attento e una coda ovviamente molto acida. "Totentanz" è la traccia più rock, guidata com'è dai riff di chitarra suonati all'unisono con la ritmica e alternati ai consueti arpeggi e alle aperture melodiche accompagnate dalle note delle tastiere. La conclusiva "Innisfree" punta alternativamente sulla melodia e su un baratro di note di chitarra suonate col solito suono acido, il wah-wah ed un sottofondo di tappeti di sintetizzatori e sequencer. Per quanto mi riguarda, i Cosa Rara sono stati una sorpresa. Mi piace il modo che hanno di affrontare la scrittura musicale, basata sia sulle note che sulle pause. Molto spesso nei brani si trovano momenti di calma o di stop improvvisi che invece di spezzare la tensione la accrescono, oppure fungono da collante tra le sezioni strumentali. I brani sono vari, studiati per non essere prolissi e contengono parecchi cambi d'atmosfera, cosa non scontata in un genere che pesca molto anche dal post-rock. Lo strumento più dominante è sicuramente la chitarra, sempre molto presente col suo alternare arpeggi e riff, ma l'equilibrio generale è ottimo, con la sezione ritmica che contribuisce in maniera determinante a strutturare le composizioni, e le parti di tastiera suonate in modo creativo dalla brava Francesca Goria. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Il disco merita, dategli una possibilità perché ne vale veramente la pena.
|
Nicola Sulas
|