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NAPOLI CENTRALE |
'O sanghe |
Ala Bianca |
2016 |
ITA |
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E’ stato uno degli artefici principali del Neapolitan Power, che ha contribuito a lanciare negli anni ’70 con i suoi Napoli Centrale. Toccate le settantuno primavere, James Senese è ancora un personaggio di spicco della musica di qualità e continua a sfornare album che meritano attenzione. In “’o sanghe” il sassofonista partenopeo conferma che rispetto agli anni ’70 ha smussato certi spigoli, evitando di comunicare con quella rabbia che era una caratteristica fondamentale di tre gioielli quali “Napoli Centrale”, “Mattanza” e “Qualcosa ca nu’ mmore”. Ma il sentimento e il trasporto con cui si propone rimangono invariati; d’altronde, al centro delle attenzioni delle sue canzoni restano il dolore e la sofferenza della gente comune. Così James, puntando sull’attualità, ci racconta a modo suo delle peripezie di chi è costretto ad abbandonare la propria terra, lancia interrogativi su dove sta andando il mondo, si fa portavoce di messaggi di speranza e di cambiamento. Musicalmente siamo di fronte alla solita contaminazione di generi che porta ad uno stile personale, ad una sorta di world music nella più ampia accezione del termine. James è cresciuto col mito di Miles Davis e John Coltrane e queste influenze, che non vengono certo nascoste, si mescolano come sempre alla sua Napoli, al mediterraneo, al soul, al blues. Il canto di James è caldo e profondo come sempre e trasmette grandi emozioni, proprio come le note che lancia il suo sax, protagonista, insieme al piano elettrico che dà spesso un orientamento jazz, di ottime digressioni strumentali. Il dialetto è la sua lingua e comunica con questa, oltre che con il sassofono. Il disco contiene dieci brani di durata contenuta, quasi tutti basati su ritmi frizzanti e caratterizzati da un groove immediato, che trascina fin dal primo ascolto. Si parte con “Bon voyage”, intriso di blues e dal ritornello efficace e si prosegue con il jazz-rock diretto di “Addo’ se va” e “Ch’ jurnata”. “Il mondo cambierà” è un urlo di speranza e l’anima black da soul-man emerge più che mai. La chitarra elettrica dà un forte sapore funk a “Mille poesie”, pezzo in cui James punta anche su quella sua personalissima esibizione di scat. Discorso simile per la title-track, guidata da un riff splendido, mentre in “Povero munno” il legame con Napoli e la sua musica è rafforzato dalla voce di Enzo Gragnaniello, autore del testo. E ancora incontriamo i ritmi tribali programmati di “Portame cu’ tte” e “Tutto e niente”, conditi da melodia di alta scuola. In conclusione una gradita sorpresa: “Addo’ vaje”. Si tratta di un brano che i Napoli Centrale suonavano negli anni ’80 e noto anche perché eseguito in parte nel film “No, grazie, il caffè mi rende nervoso”. Non era mai stato registrato prima d’ora e diventa una vera chicca che con la sua vivacità porta a degna conclusione l’album. Ad accompagnare James ci sono i musicisti che lo hanno seguito negli ultimi anni: Gigi De Rienzo al basso, Ernesto Vitolo al piano elettrico e Fredy Malfi alla batteria. Non mancano alcuni ospiti e, oltre al citato Gragnaniello e al chitarrista Franco Giacoia, meritano menzione due straordinari batteristi che già in passato hanno collaborato con i Napoli Centrale, Agostino Marangolo e Franco Del Prete. Quest’ultimo è stato un membro fondatore del gruppo e torna a collaborare dopo tanti anni, contribuendo anche a scrivere i testi di diverse canzoni. In copertina un bel ritratto di James in versione “tribale” e il titolo “’o sanghe” che campeggia tra le sigle “JNC” e “Napoli Centrale”, quasi a simboleggiare che oggi più che mai il gruppo si identifica in James. Un James verace come sempre, esattamente come la sua musica.
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Peppe Di Spirito
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