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HEKZ Invicta BMH Audio 2018 UK

Terzo full-length per la prog-metal band britannica, senza contare i quattro EP che vanno dal 2005 al 2009. Proprio dall’ultimo EP ad oggi i titoli sono sempre stati votati ai rimandi classici, alla cultura greca in particolare. Stavolta, pur rimanendo nella classicità, si cita invece una parola latina (qui neutro plurale) che rimanda a sua volta al termine “Invictus” – invitto, mai piegato dalla sorte – , ai giorni nostri reso famoso dal film di Clint Eastwood che faceva riferimento alla poesia di William Ernest Henley, letta da Nelson Mandela durante gli anni di dura prigionia. In questa occasione non vi sono tematiche fantastiche o mitologiche, ma chiari riferimenti alla vita vissuta, in cui si attraversano perdite e forti difficoltà, ogni volta però affrontate senza che gli avvenimenti possano piegare i protagonisti (al riguardo, esiste una parola fino a poco tempo fa sconosciuta ai più e che ora sta andando tanto di moda: resilienza). C’è stato anche il tentativo di accrescere il proprio sound, di andare oltre a quanto si era sentito nel secondo capitolo e che già costituiva un passo avanti rispetto al passato, almeno secondo le loro dichiarazioni. L’iniziale “Quetzalcoatl” attacca come se fosse un vecchio brano dei Dream Theater, a cui seguono sonorità Malmsteeniane solenni e aggressive. “For Our Lives” vuole essere più accattivante fin dal coro “americano” d’apertura che si sentirà anche nel ritornello, molto in stile Boston (anche se diventerà in seguito uno pseudo-coro da stadio). La partitura solista di Tom Smith apre poi la strada all’altro chitarrista Al Beveridge, denotando una propensione agli assoli maggiore rispetto all’immediato passato. “The Lightfantastic” suona tecnologica, complessa e conferma il nuovo approccio del bassista/cantante Matt Young, che si esprime su un registro canoro decisamente più alto, con risultati non sempre eccelsi. “To the Lions” riprende la solennità metallica di cui si parlava prima, simile a quella presente su “Marching out” proprio di Yngwie J. Malmsteen, anche se Young insiste a cantare note altissime, cosa che in quel frangente non faceva Jeff Scott Soto (qualcosa di simile però era presente sulle poche fasi cantate del precedente “Rising sun”). Dopo la ballad pomp/prog “Ultimatum” in stile Royal Hunt, seguono i quasi dieci minuti di “Lines in the Sand”, il cui inizio è molto quieto. Verso metà brano partirà il lungo assolo di James Messenger con i synth, lasciando poi spazio alle sei corde di Beveridge, prima che Young termini cantando parole riguardanti forza e libertà. “Trecena” ha una base blues, che “metallizzata” diventa un ibrido non poi così esaltante, se non fosse per la fase di basso tipo Geddy Lee che dà il via all’ennesimo assolo di Beveridge, il quale si conferma come il più attivo in fase solista. “Pariah” sembra partire citando gli Iron Maiden, ma finisce per far nuovamente capolino nei territori dei danesi Royal Hunt di cui sopra. Il quarto d’ora di “The Devil’s Coin” viene aperto con l’intreccio melodico delle due chitarre, anche se quindici minuti si rivelano decisamente troppi, nonostante ci si sforzi di creare cambi di ritmo e di atmosfera, nonché sciorinando le escursioni soliste ora di Messenger e ora – a turno – di uno dei chitarristi. Chiude l’emblematica “Victorious”, ballata che parte molto lentamente e che stavolta vede protagonista Smith in un assolo abbastanza catchy.
In conclusione, come si avrà avuto modo di comprendere durante la lettura, si tratta in buona parte di un album heavy che ogni tanto inserisce qualche sprazzo di prog-metal. C’è un ritorno soprattutto all’interpretazione che se ne è fatta (del heavy metal) nei paesi scandinavi, solenne e melodica, che però spesso sa di poco espressivo o addirittura stucchevole. Per gli adoratori ancora in pista di queste sonorità, può anche andare bene. Per gli altri, sinceramente, sorgono dei dubbi. Emerge comunque l’impegno della band, che tenta di rendere più elaborate e quindi originali fasi musicali già in buona parte sentite durante gli scorsi decenni.



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Michele Merenda

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