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RITUAL ART ORCHESTRA |
Atmosphere |
autoprod. |
2018 |
POL |
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Ensemble inedito e piuttosto particolare questo proveniente dalla Polonia, un trio elettroacustico dedito ad una fusion che volge lo sguardo verso oriente, ricca di profumi e sensazioni esotiche, atmosfere speziate di afflati cosmici... Osservando la simpatica copertina un pò hippie le prime impressioni non ci traggono in inganno, anzi... Pur essendo un progetto piuttosto recente, attivi da circa un lustro, Ritual Art Orchestra è in realtà un trio composto da musicisti con una bella esperienza dietro le spalle. Giusto per usare un eufemismo, nei RAO troviamo infatti il leggendario violinista americano Steve Kindler, virtuoso del violino a nove corde: i fan della Mahavishnu Orchestra non si saranno sicuramente dimenticati del suo contributo su "Vision of the Emerald Beyond", come anche in alcuni dei principali lavori solisti di Jan Hammer ("The First Seven Days", "Oh Yeah" e "Melodies"), oltre che le collaborazioni in ambito new-age insieme con Kitaro e Spencer Brewer; sono da ricordare anche i suoi dischi solisti usciti tra gli anni ottanta ed i primi anni novanta, orientati verso una piacevole ed intensa fusion/new-age. Nei RAO Kindler si è unito all'ottimo chitarrista Bogusław Raatz, co-fondatore dei jazz-progressivi Question Mark e degli avanguardisti Warm Trio, insieme con il percussionista Daniel Mackiewicz, attivo con i jazz-psichedelici Jaskinia e The Cyclist. In "Atmosphere" si approfondisce ulteriormente un particolare discorso musicale di contaminazione culturale e di stili iniziato probabilmente negli anni settanta con i lavori fondamentali di John McLaughlin insieme a Shakti: attraverso la base di una serie di brani strumentali che formalmente sembrano mantenersi in equilibrio fra tradizione etnica ed improvvisazione fusion, i RAO dilatano ed espandono i suoni e gli arrangiamenti in una sfera musicale alquanto eclettica e visionaria, tanto da conferire alla totalità di "Atmosphere" un certo feeling psichedelico e cosmico. Il cd parte bene in maniera disimpegnata e spiritosa con il jazz rock esotico di "Camel Walk"; vengono un po’ in mente certi episodi dei sottovalutati Shadowfax. Il clima tende però repentinamente a cambiare, sia nella programmatica "Breath of India", con il sitar elettrico di Raatz a duellare con l'infuocato violino di Kindler, oppure nella più austera ed oscura danza mediorientale di "Teresa's Dance for the Big Sur Natives" nella quale violino ed oud ricamano melodie suadenti e misteriose; con il procedere dei minuti "Atmosphere" tende alla più esoterica ritualità, anche grazie all'uso di un'elettronica particolarmente accorta e rarefatta, fino anche a lambire l'ambient con brani mantra e di invocazione spirituale come "Rising Above" o nell'ipnotica trance sciamanica di "Shaman Séamas". In "Mare's Milk" le visioni musicali dei RAO sembrano avvicinarsi alle più ariose orchestrazioni etno-ambient di artisti come Forrest Fang, con diverse interessanti interconnessioni chitarristiche che ci fanno pensare alle esplorazioni di Steve Tibbets; nelle trame misteriose di "Parting Ways" si profilano melodie riflessive e malinconiche suonate dal violino con suggestivo accompagnamento di oud e balalaika ed imprevedibili variazioni negli arrangiamenti... La title track è un lungo e serrato viaggio di undici minuti in cui si improvvisano ed esplorano sonorità più tipicamente acustiche e folk progressive fino alla chiusura di "Epilogue", brano dalle tonalità più oscure quasi da acid folk elettrico, decisamente agli antipodi con il brano iniziale ma che conferma una chiara ed apprezzabile tendenza stilistica. A valorizzare la splendida performance strumentale si aggiunge una qualità di registrazione in grado di trasmettere tutta la profondità del suono in ogni minimo dettaglio, tanto da poter fare di questo cd un efficace banco di prova per testare l'efficacia di qualche sistema hi-fi, con la speranza che questo bel disco possa essere da voi meritatamente apprezzato a dovere, cari lettori, con il giusto impianto audio!
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Giovanni Carta
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