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UNA STAGIONE ALL'INFERNO Il mostro di Firenze autoprod./Black Widow Records 2018 ITA

Se avete seguito attentamente le passate produzioni della Black Widow Records vi ricorderete probabilmente del leggendario tributo al cinema horror italiano "E Tu Vivrai Nel Terrore", in cui svariati gruppi cult Black Widow, dagli Standarte agli A Piedi Nudi, insieme con Sun Dial, Death SS, Ars Nova, Somnambulist e Peter Frohmader, suonavano brani ispirati ai film che avevano fatto la storia dell'horror; tra queste bands c'erano anche gli allora misteriosi Una Stagione All'Inferno impegnati con una canzone, "La Ballata Di Carini", rilettura della sigla dello sceneggiato "L'Amaro Caso Della Baronessa Di Carini" messo in onda su Rai 1 nel 1975, con regista Daniele D'Anza, lo stesso de Il Segno Del Comando. Bene, dopo un bel po’ di anni persi nel limbo finalmente Una Stagione All'Inferno ritorna ad infestare i nostri cd player con un concept album piuttosto controverso e direi coraggioso basato sui delitti del mostro di Firenze, argomento spinoso da trattare ma indubbiamente non privo di un certo "fascino", diciamo così, morboso, entrato nell'immaginario collettivo italiano: un'intera nazione era stata di fatto emotivamente tenuta in ostaggio dalle fosche ed orribili vicende dei "compagni di merende" avvenute nell'arco di una trentina d'anni ed ancora oggi non del tutto chiarite. Nel frattempo, con Fabio Nicolazzi e Laura Menighetti, fondatori di Una Stagione All'Inferno, si sono uniti nuovi musicisti come gli ex Labyrinth Roberto Tiranti e Pier Gonnella, Marco Biggi, in passato con i Rondò Veneziano, ed il sassofonista Paolo Firpo insieme ad un trio d'archi.
La musica de "Il Mostro Di Firenze" si mantiene coerentemente sulla scia del dark rock italiano venato di progressive gotico che abbiamo conosciuto nel corso degli ultimi vent'anni, inevitabili sono le analogie con gruppi come Abiogenesi, Il Segno Del Comando, Malombra, i più antichi Goblin e qualche richiamo alle colonne sonore cult di genere, cantato giustamente in italiano e suonato con buona competenza e passione: l'atmosfera che scaturisce da "Il Mostro Di Firenze" è, come da programma, decadente ed estremamente plumbea, le liriche dei brani trattano il tema con una certa delicatezza e poesia, senza indugiare in facili soluzioni d'effetto o truculente, rispecchiando un po’ il tipico stile del progressive rock italiano, nel bene e nel male…
A dire il vero ho avuto la leggera impressione che Una Stagione All'Inferno abbia comunque musicalmente tirato un pochino il freno, sembra che ci siano ancora delle potenzialità inespresse, un po’ di timidezza e moderazione in fase compositiva, probabilmente si poteva osare di più... Per il resto Una Stagione All'Inferno rispetta bene le aspettative degli appassionati del dark prog italiano. Il brano migliore di questo cd? Con un po’ di ironia penso alla ghost track finale, in realtà non proprio una canzone ma due inquietanti minuti di suoni e campionamenti da fare davvero gelare il sangue nelle vene!



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Giovanni Carta

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