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VÆRKET |
Young again |
Escho |
2018 |
DAN |
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Non so se molti appassionati prendono bene il fatto che un album venga pubblicato solo in vinile e in digitale; molti sono ancora legati al CD come forma di fruizione della musica e solo obtorto collo si piegano a soluzioni alternative. Questo secondo album della band danese, il cui nome significa “Il Lavoro”, è uno di quei casi in cui può valere la pena fare spazio nel proprio archivio di vinili (o sul proprio hard disk, in alternativa). Benché, appunto, si tratti del loro secondo album (l’esordio, “Jealousy Hits”, è del 2016), ammetto di non averli sentiti nominare prima ma l’ascolto di alcuni minuti della loro musica mi ha convinto immediatamente a dar loro una chance. Il gruppo è costituito da un sestetto di giovani musicisti tra i quali due sono i lead vocalist ma in cui anche tutti gli altri contribuiscono ai cori. Uno dei due cantanti di ruolo suona anche la tromba e c’è anche un flautista. La miscela musicale che ci propongono è, di base, un Prog sinfonico dalle tinte psichedeliche caratterizzato dal grande utilizzo del flauto (e anche della tromba, appunto). Si alternano momenti delicati ed ampi ad altri più spostati su ritmiche hard dai sapori nordici, dipanati nell’arco di 3 tracce, tra cui una di 20 minuti. I 10 minuti e mezzo della title track iniziale servono, come al solito, per presentarci la band e questo viene fatto nel migliore dei modi, con le armonie di flauto subito in primo piano a muoversi su una musica che, d’acchito, può vagamente ricordare Il Bacio Della Medusa, nei suoi momenti più tirati. Le note della tromba ci riportano però lontani dalle sponde del Lago Trasimeno; le pause dedicate ai morbidi intrecci strumentali durano ben poco e lasciano ben presto spazio ad atmosfere drammatiche, col cantato in crescendo, o con i due strumenti a fiato che salgono alla ribalta, sostenuti da una ritmica frenetica. Siamo su un continuo saliscendi, forse un po’ da affinare in quanto a consequenzialità delle varie parti musicali e con i temi musicali da assestare meglio, ma sicuramente quel che ascoltiamo è affascinante ed accattivante nei risultati. Sei minuti e mezzo per la successiva “CCTV of a Boy”, il brano più debole dei tre per via della sua sezione centrale troppo hard. L’avvio della canzone è invece molto melodica e con atmosfere quasi flower power, poi improvvisamente le ritmiche cominciano ad accelerare e a scatenarsi in un pezzo molto ritmato e dai connotati quasi punk. Il flauto torna a ristabilire la calma e il finale torna su tonalità dolci, anche se dal cantato corale un po’ kitsch. La lunga “Green Knight”, suddivisa in tre sezioni, occupa tutto il lato B del vinile. La prima parte ha connotati space-psichedelici ma ben presto si accelera su sonorità hard rock che ci riportano ai primi anni ’70. Questa prima parte ci porta quindi ancora sulla montagne russe ma poi i toni si calmano decisamente, le atmosfere si fanno prima quasi intimistiche, per poi allargarsi e proseguire fino al termine senza grossi scossoni, lasciandoci gustare questo finale di LP in maniera pacifica. Nonostante qualche piccola sbavatura ed ingenuità, l’album è davvero molto carino. Abbiamo scoperto un nuovo gruppo che seguiremo con interesse nei suoi prossimi passi che speriamo saranno altrettanto interessanti.
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Alberto Nucci
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