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ALLY THE FIDDLE Up Gentle Art Of Music 2018 GER

La violinista teutonica Ally Storch, già in azione con Subway to Sally e Schandamaul, torna con i suoi Ally The Fiddle dopo il debutto del 2011, comunque preceduto da un EP nel 2008 (“Red unicorn”) – stesso anno di fondazione del gruppo – ed un singolo nel 2011 (“The Crumbling Autumn”). Il prog-metal qui proposto viene ribattezzato dalla diretta interessata come progressive violin rock/metal, presentando invero luci e ombre. L’iniziale “Sysiphos” sembra fortissimamente ispirata dalla musica dei Simpson e la voce della protagonista non è affatto incisiva, anche se il contrabasso dell’ospite Felix Wiegand rende la composizione un po’ più interessante. Ben alta cosa la seguente “Aphotic Zone”, pezzo all’inizio molto cupo, dal sapore quasi fusion, che man mano si va sviluppando tramite gli assoli complessi della Storch e dei due e-guitar players, Robert Klawonn (soprattutto) ed Eric Langbecker. Ma anche la parte ritmica si dimostra complessa, grazie al batterista Stefan Hikriede, il bassista Simon Tumelewicz e Rouven Haliti al Chapman-stick. Proprio le corde di basso sono protagoniste fin dal titolo su “The Bass Thing”, otto minuti dove aleggia una inquietante aria esotica, prima che entri il violino in pianta stabile e l’atmosfera vada rilassandosi. Si sarà capito che questo è un lavoro per lo più strumentale, dimensione in cui la band rende al meglio, come su “The Path” – anche qui si sfiorano gli otto minuti –, dove la violinista gareggia in virtuosismo col batterista Marco Minnemann dei The Aristocrats; da seguire anche in questo frangente le linee di basso. “Tree” vira nuovamente verso il cupo, una specie di narrazione folk e “gotica” ad opera delle voci profonde di Sebastian Baur & Al Ator dei Knorkator. È un pezzo che si scuote di colpo dopo un incedere lento, che proprio nella seconda parte si lascia andare all’epicità.
“Try To Stop Me” ospita il violoncellista Benni Cellin (Letze Instanz) ed il chitarrista Jen Majura (Evanescence); una partenza tipo musica da camera, che dopo poco più di un minuto lascia il posto a riff pesanti. Vi sono degli stacchi da “assalto all’arma bianca” frapposti ad altri più quieti e lirici, prima di un caos finale che sa però di incompiuto. Qualcuno ha scritto che qui sarebbe presente anche lo storico violinista Jerry Goodman della Mahavisnu Orchestra, idolo di Ally, ma nelle note di copertina il nome non compare affatto. Altro pezzo che si pone molto diretto è “Living In A Bubble” – in cui ricompare il cantato della titolare ed alcune parti strumentali ricordano quelle dei vecchi Cacophony (magari meno spericolate e pesanti) –, seguita da “Entering Stratosphere” che rilassa finalmente l’ascoltatore. “Center Su(o)n” è prog-metal sinfonico dalla durata di otto minuti e mezzo, che nonostante i vari cambi di registro si dimostra eccessivamente lunga e alla fine anche un po’ stucchevole. Chiude la bonus-track “Surfing With The Alien”, cavallo di battaglia del guitar-hero italoamericano Joe Satriani, tratto dallo storico album del 1987 intitolato proprio “Surfing…”. Una versione molto divertente, giocata tra violino e chitarra, con i passaggi più veloci lasciati quasi sempre allo strumento ad archetto, anche se le sei corde non fanno certo una cattiva figura.
Bella copertina e musica tutto sommato godibile, che però andrebbe meglio sviluppata in tutte le sue potenzialità, senza fermarsi alla semplice appariscenza. Un ritorno comunque positivo.



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Michele Merenda

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