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ANDERES HOLZ |
Fermate |
STF Records |
2018 |
GER |
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Ho letto di “folk in opposition” in relazione a questo cd e mi trovo un pochino spiazzato e perplesso nella definizione, abbastanza pregnante al riguardo dell'attitudine degli Anderes Holz, decisamente anticapitalistica ed estranea ai più degradanti eccessi consumistici; per quanto riguarda l'aspetto strettamente musicale invece... in effetti in "Fermate" troviamo, come dire, davvero un po’ di tutto, con la peculiarità che i tanti elementi che compongono la struttura del disco poggiano su una base folk rock alquanto minimale e scarna comprendente basso, batteria ed un bel zither della foresta ("Waldzither"), sorta di cetra a nove corde diffusa nella Turingia agli inizi del ventesimo secolo, dal suono caratteristico vicino al turco Saz, ad esempio apprezzabile anche in ambito prog rock nei passaggi più folk di "One Man Tell Another" dei Landberk. Detto questo gli Anderes Holz, il legno degli altri, come riferimento sia ad un proverbio tedesco che allo stesso zither, sono un simpatico ed un po’ macabro trio di hippies provenienti dalla scena folk underground tedesca, la bassista Tine (Christine Walterscheid) ed il chitarrista Kunde "Waldzither" (Dominique M. Täger) suonavano già in duo come Lauscher con un repertorio diciamo più classico ed ordinario; la Walterscheid tra l'altro aveva partecipato con la sua sega ad arco anche nell'ultima uscita discografica degli Embryo "It Do". Come già accennato all'inizio, "Fermate" è tutto fuorché un ascolto ordinario. In questo cd Tine e Kunde, insieme con il batterista Flusi, hanno avuto modo di dare sfogo al lato più oscuro della loro personalità in una serie di brani dalla struttura musicale piuttosto intricata e ricca di situazioni brillanti ed imprevedibili. Folk rock progressivo dalle tinte gotiche e dai risvolti post punk, si potrebbero riassumere così i brani di "Fermate", cantati da Kunde in tedesco il più delle volte con piglio teatrale da cantastorie decadente e con qualche inflessione marziale e perentoria tipicamente goth-teutonica. Alla strumentazione acustica apparentemente un po’ scarna ma suonata con grande rigore e potenza, si aggiungono sporadicamente interventi di chitarra elettrica, ed alcuni tocchi di elettronica e tastiere. Il suono scaturito si mantiene sospeso in un piacevole limbo tra istanze moderne e tradizione, con brani mediamente di lunga durata e strutturati in maniera labirintica su più livelli: nei momenti più cupi e marziali gli Anderes Holz, sostenuti dal rullo di tamburo, sembrano accompagnarci, vagamente inclini al folk-apocalittico, direttamente sull'orlo del patibolo, come accade in "Ein Geheimnis", altrove nella decisamente stravagante "Judo" si percorre la strada del più funebre progressive con aperture strumentali in sintonia con le cavalcate darkwave di Fields Of The Nephilim e distorsioni rumoristiche. Il pezzo più lungo di "Fermate" è "Der Grosse Zampano", sedici minuti di delirio ispirato al personaggio chiave de "La Strada" di Fellini, è un brano complesso che nella forma di ballata folk introspettiva apre ad irruenze quasi metal fino a convulsioni ritmiche e melodiche crimsoniane con qualche retaggio di math-rock. Un plauso alla label STF, solitamente dedita al metallo più canonico per aver prodotto un disco così fuori dagli schemi. Unico appunto che si potrebbe fare, l'eccessiva durata del disco forse a lungo andare tende ad appesantire l'ascolto, probabilmente si poteva leggermente limare qualcosina... Ma alla fine, per quanto mi riguarda, penso che "Fermate" sia una delle uscite più singolari ed intriganti di questi ultimi mesi, tanto basta per meritare la massima approvazione e rispetto dei nostri lettori più avventurosi e spericolati...
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Giovanni Carta
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