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IL SENTIERO DI TAUS Macrocosmosi Locanda del Vento 2018 ITA

In un periodo in cui si riscontra una sovrabbondanza di uscite discografiche, affiancata alla possibilità crescente di ascoltare in rete brani, se non dischi interi, appare un bene trovarsi di fronte a nuovi lavori dalla durata contenuta. In un panorama fin troppo affollato realizzare un album con minutaggio simile a quelli che si affrontavano negli anni ‘60/’70 può aiutare ad assimilare meglio i contenuti musicali, specie se si è di fronte ad un prodotto di qualità. E’ certamente questo il caso del Sentiero di Taus, una band all’esordio che fa subito bella figura, ben supportata dalla Lizard Records (il cd esce per la sottoetichetta Locanda del Vento) e da Fabio Zuffanti, la cui “benedizione” appare pienamente giustificata. Così, i 43 minuti del debut “Macrocosmosi” si mostrano legati alla tradizione del prog italiano, come si evince immediatamente dalla “Overture”, che riporta ai seventies con magniloquenza, tiro e aggressività. Con un concept che affronta argomenti storici e religiosi (si parla degli Yazidi, setta curda della Mesopotamia), il Sentiero di Taus si inserisce nel mondo del prog mostrando legami con Museo Rosenbach, Biglietto per l’Inferno, Jumbo, Rovescio della Medaglia e De De Lind, tanto per fare qualche nome. La band non fa nulla per nascondere queste influenze, ma i risultati danno pienamente ragione ai musicisti. Tra slanci hard-rock, bizzarre danze folk che si trasformano in un rock lunatico (ascoltate “Genesi”), passaggi splendidamente romantico-sinfonici e sognanti spunti psichedelici la musica proposta funziona a meraviglia. Non c’è esibizione di tecnica o di muscoli, ma un puro progressive rock all’italiana, fatto di intrecci strumentali, variazioni di tempo, di atmosfera, di timbri, melodie vocali efficaci, elementi classicheggianti, riff lancinanti e assoli di buona fattura. Trovato un giusto equilibrio ed evitando ridondanze, il gruppo è capace di condensare, in maniera credibile, le caratteristiche stilistiche e sonore appena descritte in brani di durata non eccessiva. Il tutto appare miscelato nei modi giusti e a fare la parte del leone è Gennaro Lucio Zinzi che canta e si esibisce anche alla chitarra, al flauto e alle tastiere (ed è anche l’autore dei testi e co-autore della musica), ben coadiuvato dal chitarrista Tiziano Taccini, Jesus (sic!) al basso e Claudio “Buddha” Buonfiglio alla batteria. Insomma, Fabio Zuffanti, da mentore del Sentiero di Taus, sembra averci visto giusto. Certo, non siamo di fronte ad un prodotto originalissimo, ma il piacere di ascolto c’è tutto per questa band che, similmente alla Maschera di Cera e di svariati altri colleghi emersi negli ultimi anni, punta alla riscoperta di certi schemi e suoni del passato, pronti a raccoglierne il testimone; staremo a vedere se le promesse rosee verranno mantenute.



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Peppe Di Spirito

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