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ROMISLOKUS |
All day home |
autoprod. |
2002 |
RUS |
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A meno di un anno di distanza da "Vinyl Spring, digital autumn", i Romislokus pubblicano il loro terzo lavoro che vede alcuni cambiamenti. Innanzi tutto notiamo che il gruppo abbandona l'uso della natia lingua russa in favore dell'inglese (con la ri-registrazione di due canzoni col cantato in questa lingua) e, in due tracce, del francese ("L'amour") e dell'italiano ("Persici"), e poi notiamo altresì un utilizzo minore delle tastiere a vantaggio della chitarra e, più in generale, di atmosfere leggermente più rockeggianti. Il climax generale comunque rimane quello che può essere definito come l'incontro tra sonorità vintage e tecnologie moderne, con sonorità space ed elettroniche che rimangono permanentemente in background di un album fatto di canzoni relativamente brevi ma ben articolate, tutte più o meno song-oriented ma senza grossi compromessi. Il tono della musica delle 10 tracce qui presentate è abbanstanza oscuro e malinconico, ma non in senso pessimistico, aiutato in tal senso da un violoncello che dà la sua impronta a buona parte delle canzoni e da un cantato che viene quasi usato come uno strumento vero e proprio; questo è il DNA dei Romislokus, come sa chi ha ascoltato i precedenti lavori. La band non pare proprio aver perso la propria identità, pur in presenza di un disco che pare esser stato concepito per strizzare l'occhio a un mercato un po' più ampio (da qui ad esempio la scelta della lingua in cui cantare e delle atmosfere leggermente più orecchiabili). In conclusione, si tratta della riconferma di una band promettente che fa del rock non convenzionale, sperimentale e creativo, ma apprezzabile da una vasta fascia di ascoltatori.
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Alberto Nucci
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