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R-U KAISER Desde la oscuridad Mylodon Records 2018 CHI

Lungi dal voler intendere un qualsivoglia richiamo a imperatori o dittatori germanici, il nome di questa band del nord del Cile (Antofagasta per la precisione) rappresenta in realtà un omaggio a Rolf Ulrich Kaiser, fondatore dell’etichetta Ohr e personaggio di spicco del movimento krautrock tedesco che ha contribuito a lanciare band come Tangerine Dream e Amon Düül. Dobbiamo quindi aspettarci una musica direttamente debitrice, o comunque fortemente ispirata, a quelle esperienze? Niente di tutto ciò: il gruppo, sia nel suo esordio risalente al 2007 che in questa seconda prova ci propongono un Prog rock sinfonico con cantato femminile e ritmiche spesso robuste, con riferimenti più vicini certamente a band come Arena, Pendragon o Marillion.
Dicevo dell’esordio del 2007: quell’album era espressione di una band che suonava assieme già da alcuni anni ma che purtroppo ha cessato di esistere di lì a poco. In effetti in questo secondo album è rimasto il solo batterista Oscar Arias Galvez il quale ha impiegato tutti questi anni per radunare attorno a sé una formazione tutta nuova, mantenendo la formula delle due cantanti, impersonate stavolta da Elend Doll e Clo Navarro.
Questo breve album (neanche 38 minuti) è costituito da cinque canzoni di media durata in cui la band si situa in territori decisamente neo-Prog, pur con cantato in lingua madre, cosa che dona all’insieme un sapore un po’ particolare, in parte ricordandoci alcune cose dei cubani Anima Mundi. Bisogna dire che le canzoni ed i minuti si susseguono quasi senza pause e non lasciando respiro all’ascoltatore; di certo le prime due tracce sono effettivamente legate tra loro, mutando umore dalla mozzafiato “Sangre” alla più riflessiva “Conciencia” che pare rappresentarne la naturale continuazione, con un cantato che si fa leggermente più melodico e le tastiere (suonate dall’ospite nonché produttore Diego Alexander) prendono un po’ più il sopravvento. L’effetto delle due voci femminili che si alternano, si uniscono e si producono poi in controcanti vicendevoli è abbastanza d’effetto, bisogna ammetterlo. Lo strumentale “MI-789” torna su ritmiche più aggressive, con una chitarra distorta e furiosa che poi dà spazio alle atmosfere quasi spaziali delle tastiere per un finale che ricorda decisamente i Pendragon.
L’ultima parte dell’album è occupata dalle due tracce più lunghe. “Alguien” è un altro brano mozzafiato in cui le voci si alternano e si sovrappongono in modo egregio, ben assecondate dalla musica che sale e cala, si lancia lungo sentieri scoscesi, si prende delle pause e poi si getta in picchiata, incalzata dal cantato che in questo brano si supera davvero. La conclusiva title track finale in avvio è melodica e quasi sognante per poi cominciare a salire, impennandosi progressivamente, fino a un finale drammatico e quasi solenne, con un assolo di chitarra che imperversa nel mezzo dei flutti tastieristici travolgenti.
Un album gradevole quindi… più che gradevole, anzi, malgrado l’evidente artigianalità della registrazione e della produzione, che non può che rientrare nelle mire di chi apprezza questo tipo di sonorità.



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Alberto Nucci

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