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BROM Nebula Addicted Label 2014 RUS

Difficilmente un gruppo proveniente dalla Russia suona in maniera banale o convenzionale; possono sicuramente piacere o meno, essere più o meno bravi, ma solitamente dotati di una forte personalità. I Brom, da Mosca, non fanno assolutamente eccezione. Sono un trio avant-jazz rock, con sax tenore, basso e batteria, di cui ovviamente il sax è forse quello più appariscente, ma dove la sezione ritmica ha un ruolo di fondamentale importanza nella caratterizzazione del sound della band.
In realtà il termine jazz rock è abbastanza limitante per descrivere la musica del combo moscovita, le componenti in gioco sono molteplici. La prima che emerge, fin dal primo brevissimo brano “Nebula”, è l’anima punk e irruenta della band, si viene infatti fin da subito aggrediti da un sax brutale che tanto ricorda lo Zorn dei Naked City. Neanche il tempo di rilassarsi che inizia la ben più lunga “Rags”, un altro intro aggressivo ci porta ad un massiccio riff di sax che ci martella in maniera ossessiva, con basso e batteria che non danno alcuna tregua. A metà della durata il pezzo cambia quasi completamente mood con una lunga e lancinante coda dove basso e sax fraseggiano in maniera calma e nevrotica allo stesso tempo. Il brano in alcuni punti ricorda quasi i King Crimson più violenti del periodo Red. La seguente “Sugar Lion” è pervasa da una calma apparente che nasconde una schizofrenia di fondo che sfocia di tanto in tanto in controllati e brevissimi schizzi di improvvisazioni free jazz. Schizofrenia che caratterizza un po’ tutto l’album, sicuramente anche il quarto brano “Skid”, con la batteria che detta i ritmi in maniera ossessiva e pesante, il sax sempre pronto ad impazzire e il basso che detta linee assurde. Non meno folle anche la successiva “Bedsheet” che inizia con il sax ad intonare una cantilena quasi canzonatoria per dar via al solito caos controllato. “Torch”, come da titolo, inizia con un brevissimo riff ripetitivo sempre più insistente che pian piano accende la fiamma della torcia, ovvero una melodia accattivante che lentamente si contorce su stessa fino all’inesorabile spegnimento. “I Often Say Thank You” è una sorta di marcia straniata guidata da un sax malinconico che però non si toglie il vizio ogni tanto di impazzire in assoli free jazz. L’album si chiude con la glaciale “Liquid Cold” dove la solita follia un po’ beffarda che ha caratterizzato tutto l’album si tramuta in qualcosa di più malsano e latente; il brano sembra essere sempre lì lì per esplodere senza però mai regalare questa soddisfazione all’ascoltatore.
“Nebula” è sicuramente un disco interessante, anche se molto lontano dal classico ascoltatore progressive rock. Ricorda per certi versi alcuni gruppi jazz rock targati Cuneiform (Led Bib, Gutbucket, etc…) o le ultime uscite degli scandinavi Fire!, come già detto i riferimenti sono anche tutta la corrente AvantGard Jazz iniziata negli anni ‘80 con John Zorn e gruppi come i Lounge Lizards. Loro si definisco No Jazz, richiamando sicuramente la No Wave e gruppi come Swans e Massacre che sicuramente sono tra le fonti d’ispirazione. Se si è predisposti verso un certo tipo di sonorità è comunque un disco non pesante all’ascolto; come molti gruppi russi hanno un mood abbastanza irrisorio che comunque alleggerisce i brani. Se i riferimenti sopracitati non sono nelle vostre corde, vi consiglio di stare alla larga da questa band, altrimenti sono sicuro che anche voi troverete molto divertente e interessante questo album.



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Francesco Inglima

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