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FEAT. ESSERELA’ Disco Dooro Lizard Records 2019 ITA

“Disco Dooro” è il secondo album dei bolognesi Feat. Esserelà una delle band prog italiane più interessanti uscite negli ultimi anni. Per chi non li conoscesse, spazziamo via subito ogni dubbio, loro sono dei simpatici cazzoni, fatto ormai appurato e incontrovertibile! Le ragioni sono molteplici, a partire dal loro mentore, il pupazzo Esserelà che li accompagna in ogni concerto e fornisce loro l’ispirazione; oppure basta leggere i titoli delle loro canzoni. “Disco Dooro” ne è un fulgido esempio con la micidiale accoppiata “Sahara” seguito da “…svegliati è primavehera” (notare l’acca), l’ultimo brano chiamato “Intro” oppure con un titolo di 880 caratteri per un brano che dura 1,17 secondi. Ma se tutto ciò non bastasse per convincermi della mia perentoria affermazione vi potrei sempre rimandare all’intervista fatta per Arlequins a valle del loro album di debutto!
Fatto questo doveroso preambolo diciamo con altrettanta sicurezza che la loro musica è una cosa da prendere molto seriamente. Loro sono un power trio chitarra, tastiera e batteria estremamente affiatato e dirompente, figli del Frank Zappa più jazz rock di “Hot Rats” e “The Grand Wazoo”. La loro musica è un rutilante susseguirsi di riff e assoli, continui cambi di tempo; sempre in continua evoluzione, alle volte un po’ dispersiva, raramente si adagia a lungo su un mood o ci concede un momento di relax. A guidare il tutto è quasi sempre la chitarra di Renato Minguzzi che sembra essere il leader tecnico del trio, ma eccellente anche il lavoro del tastierista che dà forza e spessore al sound della band e del batterista che riesce a tenere le redini di questa proposta alquanto schizofrenica.
L’album si apre con l’unico brano vocale dell’album, un piccolo divertissement fatto di una serie di loop vocali che porta alla memoria i primi Picchio Dal Pozzo. Col secondo brano si scopre subito la natura della band con un jazz rock potente fatto di riff sincopati che nella seconda parte sfumano un light jazz da lounge bar (uno dei rari momenti di relax dell’album). Troviamo poi un “Servi della Klepa”, che almeno e solo nel titolo rifa’ il verso allo storico brano di Elio e le Storie Tese. Un pezzo che continua in un mood abbastanza soft per poi evolvere in una progressione di riff di Crimsoniana memoria. Si prosegue poi con la già citata accoppiata: “Sahara” e “…svegliati è primavehera” e altra parodia (almeno nel titolo) di un altro grande classico della musica italiana. Anche in questo caso la musica ha poco a che vedere con il titolo parodiato: si parte con un simpatico riff di synth supportato da una chitarra con un altrettanto strambo effetto per poi normalizzarsi nel classico jazz rock, marchio di fabbrica della band. Giungiamo quindi ad una mini suite composta da 4 brani incentrata sul personaggio di Ludovico Svarchi che, leggendo sul sito, è una vittima della società, castigato ingiustamente a causa della sua eccessiva giulività e che vive in un mondo non all’altezza della sua meravigliosa persona. Questa mini suite che parte con un simpatico coretto di paperette, contiene forse il brano più bello dell’album: “Popoloto”, esemplificativo di tutta la proposta musicale della band: sono sette minuti di funambolismi musicali, riff aggressivi e cambi di tempo continui. “[…] aio” continua più o meno il discorso di “Popoloto” mentre a chiusura troviamo ovviamente “Intro”, un brano che, introdotto da un testo in bosniaco, ci aggredisce con l’ennesima e ultima dose di riff.
Finito l’ascolto ci si sente un po’ storditi, la musica alle volte è veramente troppo frenetica e anche un po’ dispersiva, però rimane un disco che straborda energia e voglia di fare musica. I feat. Esserelà si divertono a suonare e spesso riescono a trasmetterci questo loro entusiasmo. Con tutti i difetti che ne conseguono sempre meglio band come questa che sprizzano vitalità da ogni poro e riescono a trasportarti (anche se a volte con la forza) all’interno del loro mondo musicale che band più mature, ma musicalmente più fredde e algide. Possiamo quindi perdonare al simpatico trio una composizione ancora un po’ acerba, convinti che, con queste capacità e questa attitudine, non potranno che migliorare e, se alla fine riusciranno a trovare la quadra del cerchio, non potremmo che beneficiarne tutti.



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Francesco Inglima

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