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SWAPPERS ELEVEN From a distance Oskar Records 2020

Il progetto Swappers Eleven ha origini lontane e merita di essere brevemente raccontato. Tutto ha inizio nel 2011 quando i Marillion, in occasione della convention di Port Zeland in Olanda, ripropongono il momento “Swap the band”, cioè la possibilità per quattro musicisti ed un cantante di “scambiarsi” con uno dei loro idoli sul palco durante un concerto e partecipare all’esecuzione di un loro brano “on stage”. Tramite le varie possibilità offerte da internet, i “pretendenti” dovranno inviare al management del gruppo i loro provini e… sperare di essere selezionati. Sul palco, quell’anno, la performance andò bene e già da subito qualcuno di loro propose di comporre della musica originale. Il tutto andò per le lunghe, anche per motivi logistici legati alla distanza che separava i musicisti interessati (chi abitava in Italia, chi in Brasile, chi in Inghilterra…). Nel 2013 il tastierista Luiz Alvim portò all’attenzione del bassista Gary Foalle e del cantante Alessandro Carmassi, alcuni brani che aveva composto. Piano piano i pezzi presero forma compiuta, altri furono composti e nel 2018/19 furono pronti per essere registrati. Oltre ai tre titolari del progetto, più di una dozzina sono i musicisti coinvolti in una vera e propria multinazionale rock. Un nuovo modo di far nascere una band, insomma, dopo i classici compagni di scuola, vicini di casa, amici conosciuti al pub…
”From a distance”, questo il titolo dell’album, è composto da otto tracce cantate in inglese che spaziano dai tre minuti scarsi di “First light” ai tredici abbondanti di “Distance” e “Open your eyes”. Se il background dei musicisti coinvolti potrebbe far pensare ad una “semplice” riproposizione del Marillion sound (vuoi del più breve periodo Fish, vuoi dell’ormai trentennale “Hogarth-era…), ecco che questo lavoro d’esordio ci sorprende favorevolmente: si tratta senz’altro di new prog, ben confezionato, ma già maturo e piuttosto personale, se non originale in senso assoluto. La melodia ha una importanza discreta, su misura per i brani, senza eccessi. Le canzoni non sono subito di facile presa, entrando in “circolo” più lentamente, ma saldandosi lentamente alla sensibilità dell’ascoltatore.
Altro punto di forza è rappresentato dalla qualità piuttosto alta delle composizioni senza zone d’ombra o inciampi notevoli. Ovviamente ci sono dei brani che ci hanno colpito più di altri. Uno di questi è “The collector” che, dopo un inizio soft per voce, chitarra arpeggiata e basso di supporto, esplode con un bel “solo” di synth di Alvim ed una ritmica più incalzante che asseconda al meglio la vocalità di Carmassi. Un notevole intervento dell’elettrica di Foalle è il fiore all’occhiello per questo splendido inizio. Non dimentico “Tomorrow”, riflessione sul futuro delle nuove generazioni, frizzante e potenziale “singolo”, arricchito dal sax di Marcin Sosnowski. La maturità di cui parlavamo si manifesta in modo tangibile in “Distance”, un brano dalle molte sfaccettature: ora rarefatto ed “autunnale” in cui spicca l’interpretazione del “nostro” Carmassi, ora più rock con una solida sezione ritmica, ora con sfumature dark e, ancora, con qualche richiamo ai seventies. Valore aggiunto, ancora una volta, il sax di Sosnowski. La riprova di un album “solido” l’abbiamo con “New year’s resolution” (qui alla voce è presente anche Michelle Aragon) che, pur strizzando l’occhio al pop di qualità, riesce comunque ad essere convincente e credibile.
Insomma, “From a distance” è un lavoro che potrebbe accontentare una fascia piuttosto ampia di ascoltatori, dai die-hard fans (le due lunghe suite, almeno) a quelli più “trasversali” che non disdegnano soluzioni più contenute. Comunque sia, un bel disco.



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Valentino Butti

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