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POSTHUMANBIGBANG Jungle eyes Czar Of Crickets 2020 SVI

Post metal? Ebbene sì, non esattamente progressive rock/metal a dire il vero, anzi siamo più nei dintorni del groove metal di derivazione americana, con impostazione melodica molto pulita ed accattivante alternata al tipico cantato gutturale post (guarda caso) Meshuggah. Ma Posthumanbigbang in realtà è una band svizzera guidata dal chitarrista/cantante/produttore Remo Häberli: “Jungle Eyes” è il loro secondo disco, uscito a ben otto anni di distanza dal loro primo cd d'esordio, un lungo periodo di tempo che nel mezzo ha visto un bel po' di cambiamenti, specialmente per l'attività importante di Häberli come produttore nella scena svizzera, tanto da dilatarne parecchio la realizzazione... In fondo poco male, con il sostegno della sempre dinamica label svizzera Czar Of Crickets i Posthumanbigbang hanno realizzato un prodotto di genere piuttosto dignitoso, sebbene non troppo memorabile, giudizio che viene comunque condizionato dalle mie orecchie poco inclini a situazioni da post-groove-core-screamo dal retrogusto sempre un po' vagamente adolescenziale e giovanilistico... Comunque, “Jungle Eyes” è soprattutto il lavoro di un produttore e si sente benissimo nell'intelligente sequenza di arrangiamenti e nella produzione che benché sia prettamente digitale riesce comunque a dare discrete sensazioni di potenza frammiste ad alcune apprezzabili raffinatezze, tanto da valorizzare certe sfumature elettroniche/ambientali-atmosferiche che in altre mani probabilmente sarebbero andate a farsi benedire. Curiosamente tra un brano e l'altro spesso, in sintonia con la piacevole copertina psycho afro del digipak (per una volta tanto una confezione decente, che include anche i testi dei brani, cosa non troppo scontata di questi tempi...), scorrono intermezzi e preludi ambientali esotico/tribali un po' alla maniera dei vecchi Coroner di “Grin”; la musica dei Posthumanbigbang ovviamente procede per un'altra via, anche se spesso Remo Häberli conferisce ai pezzi alcune interessanti variazioni psych-goth-decadenti che tendono a mantenere viva la tensione e l'attenzione nell'ascolto. L'aspetto “progressive metal” è dovuto all'eco di gruppi come Pain Of Salvation, Tesseract e soprattutto Periphery, specialmente da quest'ultimi i Posthumanbigbang hanno trovato una rilevante fonte di ispirazione, senza comunque approfondire l'aspetto tecnico in contorsionismi strumentali e puntando più verso l'aspetto atmosferico ed evocativo della loro musica, cercando di valorizzarsi nella varietà degli arrangiamenti e la scelta di introdurre sonorità anche abbastanza peculiari, nell'opener “Cycles” si introduce pure un accordion, tentazioni folk che si ripetono in maniera ancora più marcata nel piacevole brano conclusivo “Driftwood”. La dualità metal brutale (ma neanche troppo...) e melodie emotivamente inclini al pop con qualche residuo electro-new wave non è particolarmente disprezzabile se presa nell'ottica di intrattenimento, con sicuramente qualche punto di intelligenza (tanta) in più rispetto alla totalità delle porcherie che vengono trasmesse e spacciate per buone alla radio, senza comunque pretendere che un disco di metal, per quanto sia contaminato come “Jungle Eyes”, possa essere definito al di fuori della propria sfera musicale come “progressive”...



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Giovanni Carta

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