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THE BLACK NOODLE PROJECT Code 2.0 Progressive Promotion Records 2020 FRA

Torna dopo tre anni la compagine francese fondata da Jérémie Grima, prima come one-man band e poi come gruppo vero e proprio. Ma, sorpresa delle sorprese, l’ultima fatica dei transalpini non vede tra le proprie fila lo storico mastermind! Pare si sia preso una pausa per la stesura di un romanzo (ipotesi da verificare), ma intanto il ruolo di leader viene portato avanti da Sébastien Bourdeix, che dal 2005 affiancò proprio Jérémie su “Stereoscope”; un lavoro molto intimistico che vedeva protagonisti solo loro due e che, di fatto, sancì una solida collaborazione durante la carriera cangiante del gruppo. Oggi Bourdeux si occupa di chitarre, tastiere e qualche partitura di basso, chiamando a sé altri due componenti che per molti anni avevano fatto parte del progetto e che poi erano stati sostituiti: si tratta del bassista Anthony Létévé (dal 2004 al 2010) e del batterista Fabrice Berger (dal 2008 al 2013).
Per questo ottavo album (o settimo, perché non tutti inseriscono in discografia ufficiale il primo lavoro) – su cui Sébastien ha lavorato per tre anni – si continua sulla strada per lo più strumentale, stemperando decisamente l’aspetto gothic avvertito nel precedente lavoro. Si tratta di un’uscita davvero “2.0” come espresso fin dal titolo, che si libera dalle nubi e crea un concept sul ciclo vitale dell’individuo, dividendolo in veri e propri atti che numericamente danno il titolo a ciascuna composizione. “Acte I” è la nascita a cui segue poi la crescita; parte lentamente, quasi oscura, per poi incalzare con dei riff che potrebbero appartenete a degli Opeth più morbidi. Segue un breve intermezzo, che dà un po’ di poesia, per poi riprendere col tema portante che si trascina un po’ troppo uniforme, nonostante il doppiaggio della chitarra elettrica con quelle acustiche. L’apprendimento e le decisioni vengono rappresentati con “Acte II”, che inizia sfruttando quella chitarra acustica con cui si era terminato poco prima, seguita da altri riff elettrici stavolta più articolati. Dopo che ci si era fermati per poi riprendere a suonare duro, sarebbe stato lecito aspettarsi un assolo che purtroppo non arriverà mai, concentrandosi più su un effetto da impatto post-rock. Si comincia però ad avere una visione del mondo e “Acte III” descrive proprio questo osservare, che pian piano diventa sempre più meraviglia, sfruttando finalmente le note soliste, rese più altisonanti da concitate frasi in francese che diventano sempre più incalzanti. L’album sicuramente sta aumentando di valore e “Acte IV” rappresenta la svolta: l’amore. La parte migliore comincia a metà brano, dopo circa tre minuti e mezzo, dove l’incedere diventa sempre più cinematografico.
“Acte V” è l’andare avanti, che porta alla costruzione di qualcosa e infine alla stabilità. Ed è proprio nella seconda parte che Bourdeix fa echeggiare la sua chitarra, ben supportato da un’affiatata sezione ritmica. I versi di un bambino schiudono gli occhi alla felicità di diventare padre e di avere quindi una famiglia: “Acte VI” va avanti per lunghi minuti sulle note prolungate di una chitarra effettata e su quelle di un pianoforte, concludendo con degli intarsi in cui Bourdeix mostra per qualche attimo un’ispirazione quasi floydiana. Il sipario cala con “Acte Final”, in tutti i sensi: è la fine della vita. Lo stile gotico riprende in tutta la sua romantica tristezza, stavolta con le voci di Sandrine Bourdeix e dello stesso Sébastien (che qui suona anche il basso e cita “La misère”, estratto del discorso di Victor Hugo del 1849). Il crescendo di chitarra dona l’inevitabile drammaticità che il pezzo richiede e che andrebbe ascoltato a volume più alto rispetto alle altre tracce.
Si chiude così un album onesto (non propriamente prog, comunque), che si sviluppa su un andamento pacato, nonostante le abbondanti sferzate elettriche inserite soprattutto nel finale. Chi li segue e li apprezza, può andare anche stavolta sul sicuro, per determinati parametri li troverà sicuramente ispirati. La copertina è stata disegnata da Emilie Ouazie-Grima, moglie di Jérémie Grima.



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Michele Merenda

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