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MRS. FUN Truth Funtime Records 2018 USA

Una carriera cominciata con un concerto in coppia, improvvisato. Da allora, partendo dal primo album datato 1987, il duo tastiere/batteria tutto al femminile, formato rispettivamente da Conni Grauer e Kim Zick, ha portato avanti negli anni una proposta molto sbilanciata sul versante acid-jazz, sul funky e su quello che loro chiamano avant-gard jazz. Senza ovviamente dimenticare mai le già citate capacità di improvvisazione, tutte componenti confluite nei sette album ad oggi pubblicati (più una raccolta). L’approccio, soprattutto da un punto di vista ritmico, è abbastanza complesso e tende a “progressivizzare” la proposta; oltre alle capacità di Kim alla batteria, si accostano le keyboards bass della polistrumentista Conni Grauer, che simulano un vero e proprio basso jazz capace di ricreare scale veloci, intricate e vibranti. Occorre poi ricordare che le Mrs. Fun sono state votate come miglior gruppo jazz contemporaneo dal Wisconsin Area Music Industry (WAMI) per tre anni consecutivi, oltre al fatto che sia Conni Grauer che Kim Zick hanno ricevuto il premio WAMI come miglior strumentista, ovviamente tastiere e batteria. Senza dimenticare che la Grauer ha anche ricevuto riconoscimenti come miglior cantante femminile e miglior intrattenitore teatrale. In questo caso, le poche volte in cui risulta presente, l’apporto vocale tende allo stile rap, anche se ben misurato. Quest’ultimo elemento rientra tra le esigue sovraincisioni, assieme alle sporadiche parti di chitarra suonate sempre dalla Grauer, in quanto i pezzi vengono eseguiti sugli strumenti principali in presa diretta.
L’iniziale “19” si apre con tromba altisonante da cabaret, andando avanti tramite un piano elettrico “sonnacchioso” che suona note irregolari per dare movimento a quel ritmo che altrimenti sarebbe potuto apparire monotono. Il riferimento più evidente sembrerebbe quello dei più noti Niaicin, trio formato da John Novello, Billy Sheehan e Dennis Chambers, almeno nella lor prima fase di carriera. L’andamento continua nella successiva “Process the Purpose”, stavolta cantata, molto da locale alternativo. I giri di batteria e di tastiere che si aggrovigliano gli uni sugli altri, prima di sparire del tutto, sono sicuramente da seguire. “Tula’s Turnaround” sembrerebbe continuare sempre sullo stesso andazzo, salvo poi variare a sorpresa con un organo ecclesiastico, prima di tornare al tema principale e vedere pian piano salire sugli scudi il lavoro di batteria che cambia la natura del pezzo, pur rimanendo sulla stessa atmosfera. Appurato che in tutto l’album aleggia quasi sempre un’atmosfera da tarda serata, con ritmi mai velocissimi e che quindi tendono un po’ ad omologare tutte le composizioni, va rilevato che nei lavori delle Mrs. Fun sono in genere presenti delle cover; in questo caso vengono riarrangiate “Soulful Strut” dell’ensemble soul Young-Holt Unlimited e le famosissima “Light my Fire” dei Doors, rese entrambe piacevoli nonché – soprattutto la seconda – abbastanza divertenti.
A proposito di ritmiche, “Zawinul” risulta una piacevole eccezione, dedicata fin dal titolo al tastierista e leader dei Weather Report, peccato che poi ci si confonda volutamente col persistere della batteria al posto della melodia. Nella cantata “I Don’t Want to Know Your Name” si sente anche una chitarra, con accordi psichedelici ed alcune sporadiche incursioni stridenti. Nonostante l’antipatica intro, “House Party” riporta nuovamente alla verve dei Niaicin, mischiata con temi fumettistici, mentre volendo analizzare i pezzi finali, “Let Me Live My Lie” ricorda lo stile acid-jazz di realtà affermata tipo Jamiroquai o Mother Eart; la finale “Calm Before the Storm” risulta molto gradevole, ma da un punto di vista creativo occorre citare “Orange Grove”, dove si ricrea il suono di uno strumento a corda tipo il mandolino, oltre al bell’effetto del classico piano jazz.
Lavoro quindi piacevole, la cui struttura è tipica – come già accennato – della musica che si ascolta in certi locali in cui primeggia una particolare quiete, capace comunque di evocare una determinata sensualità, molto fisica (e forse anche un po’ grossolana). Di certo, questo non è il classico ascolto di un prog fan, ma a giuste dosi potrebbe davvero garbare. Certo, non è che i contenuti siano poi così vari…



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Michele Merenda

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