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ESTHESIS The awakening autoprod. 2020 FRA

Esthesis è un progetto francese guidato dal multistrumentista Aurélien Goude (voce, tastiere, steel guitar, basso) che, per produrre il suo primo album, “The awakening” (uscito nel dicembre 2020, dopo che un EP, “Raising hands”, era stato pubblicato ad inizio 2019), si è avvalso della collaborazione di Baptiste Desmares (chitarra elettrica), Marc Anguill (basso) e Florian Rodrigues (batteria).
L’opera è suddivisa in sei tracce di musica suggestiva, autunnale, che attinge al sound floydiano, ai Porcupine Tree (prima della svolta più metal), ma anche agli Airbag o ai “nostri” NoSound, per quell’approccio, talvolta, cinematico. Sopra tutto si staglia le chitarre “gilmouriana” di Goude e Desmares, vera e propria spina dorsale delle composizioni che variano dai sedici minuti e mezzo dell’iniziale “Downstream” ai sei abbondanti della title track. Fin dalle prime note appaiono evidenti le cifre stilistiche che contraddistinguono il gruppo: cadenze soft e la chitarra di Desmares a dipingere “arabeschi” sonori in cui si insinua la voce soffusa di Goude; sullo sfondo il piano accarezza amabilmente il tutto, creando atmosfere magiche e senza tempo. “No soul to sell” ha appreso la lezione, invece, degli ultimissimi Porcupine Tree con riff taglienti e nervosi di chitarra che poi si affievoliscono in momenti più soffusi e dilatati. Il trend si mantiene pressoché inalterato con “High tide”, malinconica, nebbiosa con il piano ancora in evidenza, mentre è l’elettrica ad infarcire con qualche guizzo il movimentato finale. “Chameleon”, si discosta appena dai precedenti brani perché, pur rimanendo una soft-song, presenta un utilizzo più accentuato dei synth con Goude che si rende protagonista di un lungo e pregevole intervento bissato, sul finale, dall’organo. La title track è interamente strumentale, sottilmente ipnotica, ma nel complesso la meno riuscita del lotto, avvitandosi un poco su sé stessa senza mai spiccare il volo. “Still far to go” va a chiudere l’album in modo più che convincente: lunga introduzione al piano, la voce che vi si posa leggera, poi un lieve crescendo ritmico seguito da ulteriori “ricami” di tastiere e chitarra, prima che la temperatura salga definitivamente. Un lungo “solo” di synth ci accompagna poi al finale, delicato.
Un esordio, quello degli Esthesis, certamente convincente, che cavalca l’onda “wilsoniana” (non l’ultima pop…) con convinzione e rigore estetico. Forse le “vie del prog” per le nuove leve potrebbe essere questo… magari è GIA’ questo… Per gli altri, le alternative di qualità, ad ogni latitudine, non mancano di certo.



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Valentino Butti

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