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VEMM |
Compromesso - Atto I |
autoprod. |
2020 |
ITA |
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I romani VEMM (Very Excited Mad Musicians) nascono nel 2013, a quanto sembra per mano del chitarrista Emanuele Luigi Andolfi, esordendo l’anno successivo con l’omonimo “Very excited mad muscians” e tornando nel 2017 con il live album “Concept concert” (più due singoli). Oggi si ha a che fare con una sorta di vera e propria big band di rock progressivo, formata da una quindicina di componenti, tornata in pista con un progetto ambizioso da articolare in una trilogia discografica in cui l’elemento filosofico si fonde con la complessità musicale. Da come è scritto il nome della band - √e (m)² - sembrano contare molto anche i concetti fisici e matematici, ma tutto sembra a sua volta guardare alla Filosofia presocratica fin dal nome della protagonista di questa storia, la liceale Elea; quindi la matematica stessa diventa elemento di studio delle prime scuole filosofiche (pitagorica in primis), che rappresentavano la contrapposizione ai dogmi e costituendo – di fatto – le basi per la Scienza che intendeva spiegare le origini universali da un punto di vista differente rispetto a quello religioso. Proprio la studentessa Elea (omonima della colonia greca ubicata sulle coste dell’attuale Cilento, dove Parmenide fondò la scuola filosofica che poneva l’Essere come archè) indagherà dentro se stessa, dialogando tramite un diario immaginario con le sfumature interiori che si formano a miriadi, esattamente come i dubbi e le domande che divengono man mano più numerosi rispetto alle risposte. “Compromesso” è quindi il primo atto di qualcosa di più grande, aperto dai due minuti di “Sogno/Senso” con la loro atmosfera vacua e introspettiva, in cui grazie alla dimensione onirica si comincia a percepire qualcosa, fuori dalle barriere schematiche; “Realtà/Ricerca” parla espressamente del momento in cui si coglie il freddo della consapevolezza, con tutto ciò che ne comporta per quel fattore che lega conoscenza ed insoddisfazione. È già da queste battute che bisogna prendere atto di come occorrano più ascolti per seguire sia testi che musica, incontrando all’inizio una certa difficoltà a far combaciare sempre le due cose. L’incedere è ostico, formato da voci maschili e poi anche femminili sullo sfondo, ricreando con ritmiche un po’ funky e un po’ nello stile (vagamente) dei primi Dream Theater lo sballottamento a cui è soggetta una mente che decide di pensare in maniera critica. “Risveglio/Routine” è dettata dalla voce di Flaminia Lobianco, su un ticchettio che conferma lo scorrere inesorabile del tempo, dove le ritmiche variano continuamente, fino ad un intermezzo di flauto in chiaro stile Ian Anderson, preludio ad un altro intricato passaggio duro e simil-funky. L’arma vincente sembra proprio il continuo sviluppo di andamenti che non rimangono mai uguali a loro stessi, esattamente come avviene in “Tu/Pagine di me”, un capitolo di diario che si apre con tanto di ottoni in stile big band, passando alle solite evoluzioni contorte e a passaggi più meditativi; in questo caso è davvero difficoltoso stare a cogliere le singole parole, che con le loro sonorità creano una fusione con la musica. Sono i quasi sei minuti di “Entropia/Tempo” a manifestare tutta la follia creativa dei nostri, tramite un attacco quasi in stile Arti & Mestieri e un andamento che definire multiforme è poco, dove più volte sembrano spuntare persino gli Homunculus Res! Se si parla poi della difficoltà di comprensione dei testi, questa risulta ancora più ardua sull’inizio di “Incidente/Inevitabile”, nello stile techno-death simile a quello dei Cynic, il cui cantato quasi growl lascia però il posto a quello limpido e femminile, prima che le due modalità si fondano nelle complesse ritmiche con cui si contribuisce a creare un effetto ancora più estraniante. Belle le sonorità conclusive, ricreate con vocalizzi quasi orientali, accompagnati dal pianoforte in dissolvenza. La complessità continua con “Assillo/Assente”, in cui si guarda ai processi universali e la protagonista conclude dicendo che se guarda il cielo non si sente in armonia… Dopo la pausa di “Fredda/Quiete”, la chiusura del primo capitolo è affidata a “Ombra/Gioco dell’Onda”, dove il dialogo col Sé interiore pare cominciare a delinearsi, innanzi tutto comprendendo che il presente… è per l’appunto un compromesso. La proposta, come si sarà ben capito, spesso risulta molto caotica. Non per forza questo può essere un male, perché l’intento era proprio quello di far riemergere una autentica follia creativa, che è fortemente presente proprio negli adolescenti, i quali risultano essere parecchio intuitivi. Hanno però bisogno di incanalare queste autentiche tempeste, perché la loro chimica – sia fisica che mentale – è in piena formazione e (ri)generazione. Il diario di Elea, come detto, vede la protagonista dibattere esclusivamente con se stessa sui dilemmi universali e non certo con gli altri. Proprio come la musica dei VEMM, la ragazza è introversa e non sembra interessata a quanto accade all’esterno. Nel giusto modo, tutto questo può risultare affascinante e persino intrigante. Tenendo ben presente che si è appena all’inizio della trilogia e quindi, molto probabilmente, un’opinione definitiva la si potrà dare solo al termine dell’opera.
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Michele Merenda
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