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BRUNO KARNEL Evaporation des voix off autoprod. 2020 FRA

Se avete presente la differenza che passa tra il calcio e la pallacanestro, allora potete capire quanto c’entri Bruno Karnel con il progressive rock, pur non avendolo mai ascoltato prima! Dedito oramai alla pubblicazione dei vari EP di volta in volta denominati “Satellite”, aggiungendoci numero progressivo e relativo titolo, l’autore francese è votato ad una musica che, alla chiara impostazione cantautoriale “da strada”, abbina spesso delle appariscenti sfumature psichedeliche. Ma nemmeno in lavori più elettrici come “Insolence” si può dire che Karnel si avvicini al prog, né a quello canonico… e nemmeno a una nuova ipotetica forma del fenomeno trattato. A meno che non vi rientri un certo tipo di folk (che probabilmente qualcuno annovera come sottogenere progressivo). Nel lavoro live preso in esame, poi, sembra che gli addetti ai lavori si siano davvero sforzati di individuare qualcosa che in realtà non esiste. Lo si ribadisce: Bruno Karnel è un cantautore che porta avanti una immagine da hippy pacifico, che canta in giro con gli amici più stretti le sue sensazioni. Sarà pure la musica (odierna) dei nomadi, adottando strumenti inusuali come il cajón e il charango, ma orbita proprio in altri ambiti. Le riviste francesi e sudamericane si sperticano in termini altisonanti come “sublime”, fattore assolutamente soggettivo e su questo non si intende sindacare. “Après-demain” è la riproposizione in presa diretta del pezzo omonimo presente su “Satellite 3”, anche qui posto in apertura. Potrebbe ricordare certe ballate malinconiche ed acustiche di Neil Young, magari con meno tristezza di fondo e ovviamente qui eseguita in lingua francese. I compagni di avventura sono Julien Waghon (basso) e Sonia (cajón, backing vocals), affidando le chitarre e charango allo stesso Bruno. Questi, fa sentire un po’ di elettricità su “Nuit des Olmèques”, il singolo apripista di “Evaporation…”, e soprattutto su “Adour”, pezzo strumentale in cui la componente principale è la psichedelia, risultando la composizione migliore del lotto. C’è poi “Et pourtant, elle tourne”, che incomincia tipo una fola e poi finisce con riff più duri, ma per come vien fatta terminare sembra più un abbozzo da sala prove. “Au gré de tes planètes” torna alla fase più intimista dell’autore canadese citato come paragone nel pezzo di apertura, per poi passare ai nove minuti di “Îles espace”, che potrebbe ricordare qualcosa del Franco Battiato sperimentale post anni ’70. Ne era già stata pubblicata una versione dal minutaggio molto più limitato, come singolo.
Nient’altro da dire, tranne che online potrete trovare la riproposizione video di questo piccolo concerto. Per il resto, si fanno tanti auguri a Bruno per l’entusiasmo che sicuramente mette nella sua attività musicale.



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Michele Merenda

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