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CASTANARC The sea of broken vows Khepra Records 2021 UK

Trentadue anni dopo l’ultima prova discografica, torna anche il duo composto da Mark Holiday (voce) e David Powell (tastiere), alla guida di un gruppo che, sarò sincero, non mi ha mai entusiasmato. Giusto il primo album “Journey to the East” (1984) risultava moderatamente gradevole ma le prove successive, costituite da tre album ed un EP, presentavano un sound annacquato e melenso, troppo intriso di pop, elegante e raffinato quanto si vuole, per costituire una valida attrattiva.
In questo come-back il duo è affiancato dal chitarrista John Spence e contornato da alcuni ospiti che si occupano di chitarre, basso e batteria ma anche di flauto e sax. Il risultato che andiamo ad ascoltare si colloca, a mio modesto parere, nella media delle prove discografiche successive al già citato esordio… sicuramente superiore comunque all’insulso “Little Gods” con cui la band si era congedata nel lontano 1989. Il mood generale e marchio di fabbrica non cambia, parlandoci ancora di un pop elegante ma melenso e molto dilatato. Sono tuttavia presenti alcuni momenti che riescono a catturare temporaneamente la nostra attenzione, tra cui segnalo la discreta e movimentata “The Waking of the Earth”, o anche alcune delicate armonie di flauto che qua e là ingentiliscono ed increspano l’altrimenti monotono incedere delle 11 canzoni, tutte peraltro di durata omogenea, senza sussulti degni di nota tranne che nella conclusiva “For the Want of a Nail” che arriva a sfiorare i 6 minuti su ritmiche sì vivaci ma assolutamente scontate e a dir poco banali.
Il basso borbottante ed affabile spesso ha un effetto, più che soporifero, decisamente irritante, così come il cantato che si mantiene per la maggior parte del tempo su tonalità soffuse, quasi complici. A tratti anche piacevole, si diceva, quest’album tuttavia fa fatica a giungere fino al termine, riuscendo a fiaccare la nostra resistenza nella lunga (o almeno così ci sembra…) parte centrale in cui i brani si susseguono, uno uguale all’altro… o almeno questa è l’impressione.
Se avete avuto modo di ascoltare in precedenza altri lavori pubblicati sotto questo moniker, saprete senz’altro cosa vi potete attendere da questo nuovo lavoro. La produzione comunque è buona e consente di apprezzare appieno la musica proposta… se è questo che andate cercando.



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Alberto Nucci

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CASTANARC Little gods 1998 

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