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HEINZ STROBEL PROJECT Time to change iMD-MaiStroMusic 2020 GER

Parlare di questo disco è in realtà parlare del duo tedesco Heinz Strobel (chitarre e voce) e Bernd Maier (chitarre, tastiere, basso, batteria, programmazioni e voci). Quando si è di fronte ad una band così minimale, nei quali il polistrumentismo dei protagonisti diventa essenziale è ovvio che ci si debba aspettare un lavoro multistrato, fatto di sovra incisioni multiple eseguite in tempi diversi. Il rischio è quello di ottenere prodotti poco spontanei, molto costruiti e dal sentore artefatto e manieristico. Addirittura, nel caso gli autori si facciano un po’ prendere la mano, il rischio è quello della complessità fine a sé stessa. Questo era il mio timore iniziale, perché – a tutti gli effetti – nulla di ciò accade. Anzi, in questo lavoro c’è misura e c’è gusto.
Stiamo parlando di due musicisti di spessore, con diploma di conservatorio e con ottime capacità esecutive. Ma, in effetti, un aspetto negativo c’è. Il lavoro distribuisce parti strumentali molto buone a parti cantate decisamente inferiori. È certamente vero che un disco così composto, interamente strumentale, sarebbe stato piuttosto tedioso, ma già dal primo brano “Butterfly” si nota un forte stacco e il tentativo di melodia trascinante, specie nel ritornello, non appare per nulla centrato. Questo problema si rivela molto presente un po’ in tutti i brani, così “Ocean”, entra sicuramente tra le migliori dell’album, con sentori di Anthony Phillips, Mike Oldfield e Roxy Music. Per quanto riguarda gli aspetti del progressive (se no, che ci stiamo a fare qui?), andiamo certamente a prendere “Path to nowhere” piuttosto hackettiana e anche la breve “Frames of minds” forse più cameliana. Un tentativo con mire dirette a David Sylvian con “From springday to winter”, la migliore tra i brani cantati e brano davvero buono. Anche il brano di chiusura “Lounge” ha parti buone con alcuni spunti Dire Straits e altri più personali e ben equilibrati tra le due chitarre protagoniste.
Quasi un’ora di buona e rilassante musica niente complessità, tutto piuttosto lineare e ben leggibile con immediatezza, fanno di questo disco un buon consiglio per chi abbia desideri di allontanarsi un attimo da cose troppo elaborate e difficili, perché lavoro molto professionale e ben confezionato e alla fine, a parte il brano di apertura, davvero bruttarello, il resto è ben centrato e apprezzabile.



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Roberto Vanali

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