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MARCO MATTEI |
Out of control |
7D Media |
2021 |
ITA |
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“Out of control” è il lavoro di esordio di Marco Mattei, chitarrista e compositore italiano che i progfan più attenti ricorderanno nei demo dei DeBlaise negli anni ‘90 e che per l’occasione è riuscito a contornarsi di nomi a dir poco di spicco. Tra i musicisti che hanno partecipato alla registrazione dell’album, infatti, troviamo stelle che non hanno certo bisogno di presentazione, come Tony Levin, Jerry Marotta, Pat Mastelotto e Chad Wackerman. Si tratta di un disco contenente dodici brani, che nonostante abbracci diversi indirizzi stilistici (si va dal prog al rock, dal folk alla world music, dal dream pop alle influenze della scena di Bristol), mantiene a suo modo una propria omogeneità e personalità. Sul fronte dei testi (affidati a cinque diversi cantanti) troviamo un comune denominatore nelle cose che l’essere umano non riesce a controllare e che può essere visto come il tema di base di un concept. Si parte subito con una serie di pezzi dalle atmosfere gabrieliane: se “Would I be me” è caratterizzato dal basso pulsante di Levin e dal drumming solido di Marotta, oltre che da melodie coinvolgenti, e “Picture a frame” è più spedita e vede emergere la chitarra graffiante di Mattei, ecco che “More intense”, forte anche della presenza di Clive Deamer fa scorgere anche reminiscenze di Portishead. A seguire affrontiamo la parentesi più folk. Dapprima i passaggi acustici di “I’ll be born” ci trasportano in affascinanti affreschi bucolici con la semplicità di chitarra, flauto e voce; poi “Lullabye for you” mescola tradizione irlandese e filastrocca infantile. Con “Anymore” il sound si fa più abrasivo e si viaggia a cavallo di King Crimson e Radiohead. Le chitarre sovraincise di Mattei su “Tomorrow” creano scenari sonori molto particolari, mescolando abilmente rock americano e tentazioni prog. “Void” è forse il pezzo più bello del cd; si cambia nuovamente indirizzo e si passa da uno space-prog che rimanda ai Pink Floyd e ai primi Porcupine Tree, grazie ad un sound sognante e suggestivo, ad un finale più veemente con squilli frippiani. “On your side” esplora il dream pop ed è il preludio ad un finale con tre strumentali di breve durata: “After tomorrow” è un breve e curioso brano per solo bouzouki, “Hidden gems” ripropone sonorità care a Peter Gabriel e “Gone” è la cover di un pezzo di Andy Timmons che fa venire in mente Jeff Beck. Sì, come accennato e descritto le influenze e i generi proposti sono variegati, ma durante l’ascolto resta una piacevolezza che non ci abbandona. Pur non essendo di fronte a nulla di veramente “nuovo” dobbiamo ammettere che il debutto di Mattei è ampiamente positivo e ci mostra una figura carismatica che merita di essere seguita per la professionalità messa subito in mostra e per una serie di canzoni belle e concepite con bravura e maestria.
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Peppe Di Spirito
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