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NATHAN Uomini di sabbia AMS Records 2022 ITA

Terzo album per il gruppo savonese dei Nathan sempre guidati dal duo Bruno Lugaro (voce) e Piergiorgio Abba (tastiere). Sono accompagnati per il nuovo lavoro “Uomini di sabbia” da musicisti che già facevano parte del “giro” della band come Mauro Brunzu al basso (in “Delirio onirico”) e Fabio Sanfilippo alla batteria (sempre in “Delirio onirico”), ma anche da new entry come Fabio Zunino e Dino Cerruti (entrambi al basso), Luca Grosso (alla batteria) e Giulio Smeragliuolo che si occupa di tutte le chitarre presenti nelle otto composizioni che sono confluite nel cd.
Per la prima volta il gruppo si cimenta anche con una lunga suite, “Egos”, di circa 15 minuti che risulta essere, senza timore di smentita, il vertice qualitativo dell'album. Il punto di riferimento della band è il Banco del Mutuo Soccorso dei primissimi lavori, con ritmiche intricate, repentini cambi di atmosfera e sezioni strumentali di ampio respiro con le tastiere di Abba in grande spolvero. L’album si era aperto con la “rocciosa” “Fatti non foste”, seguita da “Monoliti”, contraddistinta da un gradevole refrain e da un crescendo strumentale molto enfatico. “Delirio onirico” è un altro ottimo esempio della qualità elevata presente in “Uomini di sabbia” con tanto di richiamo ai Genesis di “Apocalypse in 9/8”, ma è tutto l’insieme che funziona a meraviglia. Meno avventurosa la successiva “Il pianto del cielo”, che è il brano più breve presente nella raccolta con i suoi quattro minuti scarsi. Anche “Madre dei sortilegi” si destreggia bene tra il ritornello di facile presa e la parte strumentale, a tratti decisamente hard rock, ma che strizza pure l’occhio al new prog d’annata. “Nel giardino di Maria” ha due anime ben distinte: quella soft condotta dal pianoforte e quella più heavy con chitarra tagliente e ritmi molto sostenuti. “L’acrobata” è un altro brano molto melodico e con un bel “punch” rock.
Insomma, “Uomini di sabbia” è certamente un buon lavoro, sicuramente il migliore sin qui realizzato dalla band, che riesce a coniugare, con risultati lusinghieri, il prog italiano anni ’70 con sonorità più moderne, ma sempre intriganti.



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Valentino Butti

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