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SHAMBLEMATHS 2 Apollon Records 2021 NOR

Nel 2016 gli Shamblemaths avevano sorpreso con un esordio molto intrigante, in cui facevano convogliare in un’unica direzione vari rami del prog, facendo così avvicinare rock sinfonico di matrice nordica, zeuhl, echi crimsoniani e jazz-rock. A cinque anni di distanza ecco il ritorno dell’ensemble norvegese oggi formato dal polistrumentista e principale autore Simen Å. Ellingsen e dal batterista e percussionista Ingvald A. Vassbø, coadiuvati da un buon numero di ospiti.
“Måneskygge”, un minuto strumentale misterioso con sax e contrabbasso, fa da introduzione ad un disco che spinge subito sull’acceleratore, con “Knucklecog”, un brano di dieci minuti molto potente, caratterizzato da interscambi strumentali intricati, cambi di tempo e di atmosfera e passaggi più melodici nei momenti cantati (alternando voce maschile e femminile) a rievocare certe soluzioni care a Steven Wilson. Con “D.S.C.H.” gli Shamblemaths provano ad essere ancora più ambiziosi: riprendono un’opera di Shostakovich e la arrangiano a modo loro, rifacendosi un po’ al R.I.O. dei Present e arricchendo il tutto con il sax di Ellingsen, i soliti intrecci strumentali articolati e gli incredibili duetti tra la voce soprano di Pia Samset ed il mellotron. Arriva poi il pezzo forte, con la suite di diciotto minuti “Lat kvar jordisk skapning tela”, suddivisa in nove parti e quattro tracce. Tra i compositori e gli esecutori spicca anche il nome del “nostro” Paolo “Ske” Botta alle tastiere. Qui gli Shamblemaths, ovviamente si possono sbizzarrire ancora di più e si lanciano in ardite soluzioni sonore nelle quali riescono ad avvicinare prog d’avanguardia, Anglagard, zeuhl, jazz-rock elettrico davisiano e spunti di musica lirica. Si volge al termine e ci arriviamo prima con le dissonanze della breve “Been and gone” e poi con i nove minuti di “The river” che, introdotto dal pianoforte classicheggiante e da atmosfere care ai Paatos, si spinge poi in un crescendo elettrizzante, con sax alla guida, variazioni ritmiche, vocalizzi femminili e punte zeuhl.
Le aspettative per il secondo disco dei Shamblemaths erano alte, inutile negarlo. Se l’esordio era più dirompente, frenetico e “pazzo”, “2” mostra una vena più oscura, sembra più ragionato, complesso e studiato in ogni dettaglio. Forse il nuovo parto non tocca i vertici raggiunti col predecessore, ma siamo di fronte ad un album sicuramente molo interessante e di alto livello. L’accoppiata Ellingsen - Vassbø sa come tenere vivo l’interesse dell’ascoltare ha tutte le carte in regola per sfornare nuova musica all’insegna della qualità in futuro.



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Peppe Di Spirito

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SHAMBLEMATHS Shamblemaths 2016 

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